La devozione a Cristo
da " Dom Grea" di Vernet
Dom Grea aveva un amore sconfinato per Dio, per Cristo. Era il tema costante delle sue prediche. Lui si riferiva spesso a questo nelle sue lettere e generalmente salutava queste parole “In Gesù nostra vita, in Gesù la nostra gioia ”Dom Gréa condivideva, come tutti i santi, il "gusto straordinario" per il mistero della SS. Trinità. Infatti, "nel descrivere l’ordine della Chiesa e l’ammirevole disposizione dell’opera divina in essa", volge lo sguardo "verso la gerarchia divina" e contempla "la società del Padre e del Figlio nello Spirito Santo". Il suo pensiero sulla chiesa lo riassume in questa formula: "Lo Spirito Santo vive nella Chiesa; opera in lei con onnipotente efficacia le meraviglie della sua intima attualità; informa e anima tutte le parti. Viene nella Chiesa e vive in essa, perché il Figlio stesso è in questa Chiesa, amato dal Padre e amante il Padre, perché attira su questa Chiesa, che è la sua estensione e la sua pienezza, l’amore del Padre, che l’anima del suo stesso amore; perché il mistero dell’amore del Padre e del Figlio l’avvolge e la sostiene in una ineffabile solidarietà". Abituato a vedere Cristo nella Chiesa, dom Gréa, non dimentica la Trinità, ma la raggiunge attraverso la via cara ai grandi spirituali: dal Cristo-Uomo al Cristo-Dio, e, per mezzo di Lui, alla Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ma, in fin dei conti, parla relativamente poco della Trinità, e quando tratta di Dio, dell’amore di Dio – in modo particolare in un discorso sull’amore di Dio, tenuto, con poche varianti, a Saint-Pierre-de-Canon (1886) e nel carmelo di Lons-le-Saunier (1888), a Saint-Antoine (1890), l’amore di Dio è soprattutto l’amore per il Cristo nella sua umanità, "amore avido, generoso, eccessivo", amore che rende Dio povero, Lui che possiede tutti i tesori della divinità, "che fa di Lui, ricco, bisognoso di noi", che si riveste della natura umana "degradata dal peccato e condannata alla morte"…"la prima conseguenza di questo amore consiste nel fare in modo che Dio abbia fame e sete di noi, quasi che noi la potessimo soddisfare". Vi è un secondo aspetto dell’amore. Questo Cuore insaziabile, che viene alla ricerca di noi con l’avidità di un tiranno in vista dell’oggetto del suo desiderio, è, nello stesso tempo, generoso e liberale. Ci vuol possedere e a noi donarsi, se assume la nostra natura è per arricchirla dei tesori della sua divinità, Deus factus est homo ut homo fieret Deus: "Il donarsi, non è per Lui, un semplice piacere di un onnipotente che si diverte nel prodigarsi. Nel suo abbassarsi, l’amore non avrà piena soddisfazione se non innalzandoci e trasferendoci in Lui. Il disegno di Dio nell’Incarnazione prevedeva, coll’incorporarci al suo Figlio Divino, di introdurci, nella sua persona, nella società eterna dell’adorabile Trinità e di concederci in eredità il suo Regno, divinae consortes naturae ".Il Cristo, vivente nella Chiesa, vive in modo particolare nelle anime dei giusti, dei santi religiosi. Questo Gesù, nostro tutto, è per il mondo, secondo le parole di S. Leone, exemplum et sacramentum: Questo è lo scopo dei misteri che celebriamo e dei sacramenti che riceviamo. La Santa Eucaristia accende nei nostri cuori il fuoco dell’amore divino e ci partecipa la stessa vita divina. Dobbiamo imitare Gesù" ed amarlo. "non ha bisogno di noi, ma del nostro amore". E, quindi, in questo consiste l’essere religioso: "Da una parte, Dio, il suo amore, la sua Provvidenza, che ci salva dall’inizio del mondo fino ad oggi. Dall’altra, l’uomo, che risponde con generosità. Così si instaura come una trama, come un collegamento tra Dio e l’uomo. Noi siamo associati a Dio; Dio conduce la nostra volontà a seguire ogni meandro della sua". Ma quale tristezza, osserva il Gréa: "Guardate quanto poco spazio il suo amore trova nei cristiani e tra i cristiani, presso i religiosi e tra i religiosi, nel cuore del clero e dei sacerdoti". Di fronte a questo struggente dolore dove trovare riparo?. Il mondo è freddo. Si ha paura, ma non si ama. Si dice: l’importante che non mi danni, e dell’amore di Gesù, nessuna preoccupazione Accendete, Voi stesso, il fuoco che dovrà riscaldare le vostre membra fredde più per la durezza dei cuori, che per il freddo dell’inverno." Gesù entra generoso nel cuore di colui che Gli apre la porta. Il cuore generoso, quasi come cera, si fonde al suo avvicinarsi e in questa fusione d’amore, opera dello Spirito Santo, ci facciamo una sola cosa con Lui, divenendo, così, figli di Dio, dedit eis potestatem filios Dei fieri (Gv. 1,12). Ecco quanto Gesù opera in coloro che contraccambiano il suo amore! Dobbiamo essere tra questi…Noi che, come gli Apostoli, siamo stati chiamati: restiamo fedeli”
Devozione a Cristo, che, in una riflessione sul vangelo del venerdì della terza settimana di quaresima, 1 marzo 1894, si trasforma in nobile e significativa preghiera: "Gesù, Tu la santità stessa, la purezza dei gigli d’Israele, chiedi a me, che provengo dall’abisso del peccato, di essere rifugio per il tuo cuore. Ah! Ora, sì, mi rendo conto del tuo mistero d’amore. A me misero, Ti rivolgi per chiedere aiuto, ma posso io esserti di sollievo, posso io rinfrancarTi con il mio amore! L’amore esige una qual uguaglianza tra le persone, altrimenti è come se il debole si presentasse al forte per ottenere protezione. Nel tuo caso, però, tutto viene capovolto. Tu, il Santo, chiedi aiuto ad un misero peccatore; Tu, l’Onnipotente, domandi amore ad un fragile fuscello. Ebbene, Te lo concederò senza remora alcuna. Eccolo: ‘Hodie’. Ho udito la tua voce. Ti offro il mio amore, tutto a Te mi dono, tutto prendi, nulla mi riservo, a me basta che ogni istante della mia vita solo trascorra nell’amarTi. Che solo Ti ami e questo basti a riempire la mia vita".Un tale amore per il Cristo, che fa che, l’amante, viva di Lui, per Lui, e ami ciò che Egli ama, il Gréa, si compiaceva ripetere, può solo scaturire dai sacramenti, soprattutto dal sacramento dell’Eucaristia, che è "il sacramento di tutti i sacramenti, il sacramento per eccellenza", per mezzo dal quale "Cristo Gesù si propaga e vive in coloro che non rifiutano il dono celeste, si propaga e si moltiplica senza dividersi, sempre uno e sempre forza unitiva delle moltitudini in Lui".Per il Gréa la santa messa "è la parte principale di ogni servizio divino e a questo dona tutta la sua dignità e la sua forza soprannaturale". La comunione eucaristica, anche quella quotidiana, restava, sotto l’influsso di mons. de Segur, una delle maggiori preoccupazioni del nostro Grea: "Ogni giorno umilmente e devotamente, comunicate alla sorgente della grazia, della santificazione, dell’umiltà e della dolcezza, della povertà, della castità e dell’obbedienza; andate e questo è quanto basta"."Nella comunità del Gréa, la comunione quotidiana era la norma, anche per i piccoli oblati. A seguire un brano di una lettera dove il Gréa, ci svela la sua profonda e amabile convinzione della nostra unione in Cristo: "Cari figli, cerchiamo di supplire alla distanza dei corpi con l’unione in Cristo....
...Cari figli, come a Dio è piaciuto unirci nel suo amore, così amiamoci gli uni gli altri". Il Gréa, quindi, con il suo spirito di fede, , può ben essere considerato non solo quale uomo di chiesa, come sopra detto, ma anche quale uomo di Dio.
Ecco una lettera dove il Gréa, esprimendosi in una delicata effusione di tenerezza, ci svela la sua profonda e amabile convinzione della nostra unione in Cristo: "Cari figli, cerchiamo di supplire alla distanza dei corpi con l’unione in Cristo..
..Noi formiamo un tutt’uno, inseparabile, in forza di questo meraviglioso ubi della santa e divina comunione".
Dom Gréa era come diceva Sant’ Ignazio di Loyola “ Il Padre che ha sempre la volontà di Dio nella bocca” che ha sempre l’amore di Cristo nel suo cuore, nel suo pensiero, nei suoi sacrifici ,e unito alle qualità naturali, gli dona quel non so cosa di gioioso che si irradia da tutta la sua personalità e la rende attraente”
L’amore era per lui l’ultima parola in tutto. Quant’ eloquenza in quelle parole che usava ”Riflettete sui fini ultimi, la vita, la morte, l’inferno per ottenere; primo il distacco dalle cose temporali l’amore. Riflettere sui misteri e la passione del Signore per ottenere; l’assoluzione dal peccato, la fiducia, l’amore.
FESTE DELLA COMUNITA' CRIC PER LA SANTA VERGINE
L’Immacolata Concezione, festa titolare dei C.R.I.C.
La Natività, anniversario dei voti perpetui di D. Gréa e dei suoi primi quattro compagni (1871) nelle mani di mons. Nogret, vescovo di Saint Claude, e giorno scelto anche come inizio per il noviziato.
La Presentazione della Vergine, giorno della professione per molti.
Maria, inondata di Grazia
Dom Adriano Gréa
Il Verbo di Dio volendo rivestire la natura umana si prepara una dimora degna di Lui nel seno di Maria “dignum Filio suo”. È la Trinità
ad operare: Padre, Figlio e Spirito Santo, poiché
in essa non solo le persone sono inseparabili, ma
anche le azioni.
Perché questa nuova creatura? Dato che
il mondo fino a quel momento era tenebra e
peccato, ecco che Dio crea una nuova creatura,
pura ed immacolata. Il motivo di questo mistero sta nel fatto che l’incarnazione del Verbo era
già stata decretata, fissato il luogo dove doveva
discendere, il luogo dove doveva assumere l’umanità che avrebbe immolato, quel sangue che sulla terra sarebbe stato versato nel calice e in
tutti i canali dei sacramenti per la salvezza del mondo.
La Santissima Vergine dal suo immacolato concepimento è inondata di grazia, perché è piaciuto a Dio non solo preservarla dal peccato, ma anche di colmarla delle sue grazie, i suoi doni sono superiori a quelli degli angeli e degli uomini, lo Spirito Santo la riveste del suo ardore; è il nuovo trono d’oro destinato ad accogliere il nuovo Salomone, dove è impensabile che il demonio si sia potuto sedere anche per un solo istante.
In cielo avrebbe voluto sedersi sul trono dell’Onnipotente, ma per punire questo
suo orgoglio, venne gettato nel profondo dell’inferno; ora il nuovo trono elevato per Dio,
splendente per la maestà divina che lo circonda lo mette di nuovo in fuga. La sua debolez
za è palese, la sua testa già schiacciata. Maria viene preservata dagli attacchi del peccato,
perché deve diventare la dimora del Verbo, deve procurargli il vestito nuziale per la sua
Incarnazione, la roccia per il suo sacerdozio, la materia per il suo sacrificio.
La Chiesa è la sposa; Maria è la madre e spetta a lei formare e preparare la sposa di suo Figlio.
La Scrittura ce la rappresenta rivestita di sole, cioè di suo Figlio, e con la luna sotto i piedi, cioè la Chiesa. Questo è Maria e questo è ciò che ci riguarda. Durante il mio viaggio appena terminato ho incontrato soldati dell’esercito inglese: innalzavano il vessillo della loro Regina. A quale onta andrebbero incontro se dovessero tradirla e vigliaccamente abbandonarla.
Anche noi portiamo il vessillo di Maria, nostra regina: lo scapolare bianco; a quale
onta andremo incontro qualora ce ne dovessimo rendere indegni.
“Secundum nomen tuum
ne derelinquas nos, o Maria!”
San Gioacchino e Sant’Anna presentano a Dio il fiore del loro focolare, la futura
madre di Dio, colei che dovrà spandere nel mondo i profumi delle sue virtù. Badate con
quanta generosità questi patriarchi fanno la loro offerta a Dio. Sono ormai avanti nell’età.
Questa ragazza è l’unica consolazione e gioia nella loro vecchiaia.
Nonostante ciò la offrono con generosità e gioia; forse Dio aveva fatto conoscere
loro a quali grandi cose aveva destinato la Santa Vergine.
Vero modello di santità!
Abita nel cuore, sulle braccia, sulle ginocchia di Maria.
Dom Adriano Gréa
Vuole che anche noi siamo dov’è Lui, e prima di chiamarci ad abitare con Lui nella
gloria del Padre, vuole che abitiamo con Lui nella gloria della Madre.
Rallegriamoci di essere, in quanto Canonici dell’Immacolata Concezione, suoi fi
gli. Onoriamo e facciamo onorare questo mistero. Conosciamolo, meditiamolo, facciamo
in modo che sia per noi motivo di gioia, glorifichiamolo con il nostro comportamento ma
soprattutto con la nostra umiltà.
Nel suo immacolato concepimento Maria è stata preservata dalla macchia dell’orgoglio e a Santa Elisabetta dice che il Signore ha guardato l’umiltà della sua serva. Fondamento e legge della sua grandezza è l’umiltà. È per l’umiltà che ha schiacciato la testa
di satana, che è l’orgoglio per antonomasia. Qui ha inizio la lotta tra l’umiltà e l’orgoglio.
Chiediamogli di essere umili, e con l’umiltà avremo anche tutte le altre virtù: la purezza, etc… è l’umiltà che ci conduce a lei, che ci conforma a lei, e per mezzo della quale riceviamo in noi la sua immagine e la sua somiglianza.
Fedeltà di Maria ai piedi della croce
Dom Adriano Gréa
Contempliamo Maria ai piedi della Croce, Gesù le dice: “Ecco tuo figlio” con riferimento a San Giovanni e nella sua persona tutti gli uomini. Quindi rivolto a San Giovanni: “Ecco tua madre” con riferimento a Maria. Quando rivolto a Pietro gli dice “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” gli conferisce la solidità che spetta alla Chiesa. Quando Gesù chiama, opera, la sua parola è efficace: “Dixit et facta sunt”, tanto che quando dice a Maria mostrandogli San Giovanni “ecco tuo figlio”, lo dice per dotarla di un cuore di madre per noi e quando dice a San Giovanni “ecco tua madre”, lo dice per dotarlo di un cuore di figlio per Maria. Noi possiamo opporre resistenza a questa azione di Dio in noi. Questa pur essendo efficace rispetta la volontà: possiamo ostacolarla, come anche lasciargli piena libertà di agire nel nostro cuore. Oh! Maria voglio che la parola di Gesù operi in piena libertà nel mio cuore per suscitarvi sentimenti di vero figlio verso la madre. Quali sentimenti? L’amore, la confidenza e la riconoscenza. L’amore, come quello che spetta alla mamma che ci ha nutrito e custodito nella culla. La confidenza, siete dolce e sommamente potente. La riconoscenza, perché a voi devo tutto, Dio ha così tanto amato gli uomini da donar loro una madre, la madre del Figlio suo per cui noi vi dobbiamo Gesù. Questo il modo come sarò vostro figlio e voi mia madre. Una madre si prende cura del figlio, lo riprende, lo orienta e lo preserva con la sua saggezza. Oh! Maria poiché sono un bambino incapace di prevedere qualcosa, custoditemi, ammonitemi, correggetemi e educatemi. Quando fate crescere in me l’immagine di Gesù vostro Figlio? Sì, quel Gesù che portate in braccio, che stringete al vostro petto vuole concedermi un posto sulle vostre ginocchia accanto a Lui. Vuole che sia un suo fratello e voi non vi opporrete a che io, povero peccatore, abbia un posto vicino al Figlio di Dio. San Bernardo nella omelia di questa notte diceva: cosa? Oh! Maria, invece del Figlio di Dio vi viene consegnato un misero uomo? Hélas! ecco cosa io sono, la natura umana in sé considerata non è che debolezze. Gesù vuole che questo voi prendiate e stringiate nelle vostre braccia. Oggi noi celebriamo questo grande mistero, Maria madre degli uomini e degli eletti.Quanto le costa essere nostra madre? Le sofferenze di Gesù e la sua immolazione.
Infatti è ai piedi della croce che Gesù ci affida a lei. La lancia che attraversò il cuore di Gesù, trafisse anche il cuore di Maria così che anche lei viene immolata insieme a Gesù, contrariamente a quanto prescritto dalla vecchia legge era vietato immolare, nello stesso giorno, sull’altare l’agnello e la madre. Il sacrificio è compiuto. Gesù ha reso l’ultimo respiro, la sua anima è separata dal corpo, ma la divinità non ne è separata tanto da essere
ancora ritenuto il corpo del Figlio di Dio.
A questo punto ecco avvicinarsi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Con grande rispetto e devozione salgono sulla croce, sollevano il corpo, lo staccano dai chiodi, lo discendono e lo pongono tra le braccia di Maria. Si tratta dello stesso Gesù che ha presentato ai pastori e ai Magi perché l’adorassero. È quello stesso Gesù che stringeva al suo petto nella sua fuga in Egitto e che ora riceve tra le sue braccia quale vittima. È sotto questa
forma che in questi giorni lo adoriamo. Oh, chi mai potrà descriverne il grande dolore che l’affliggeva. La pietà popolare ha riservato una forte e universale devozione a Maria che sostiene sulle sue braccia il corpo di Gesù immolato. È questo il motivo per cui ora viene considerata sede della sapienza, nuova sede che l’amore si è scelta.
La devozione a Maria Santissima di Dom Adrien Gréa
Dom Gréa aveva per la Vergine Maria una devozione filiale che portava sempre nel suo cuore.
C’è un profondo legame Gréa instaura tra la devozione a Maria e quella a Cristo. Nelle sue stesse parole "Ricordatevi che la devozione alla Vergine è la misura della pietà che noi abbiamo per Gesù Cristo e Dio. Chi non ha la devozione per Maria, non l’ ha per Gesù…perché Maria è la Madre del bell’amore…la madre della pietà". La spiritualità del Gréa può essere racchiusa in queste parole: preghiera e sacrificio, con Maria, per amore del Cristo e della Chiesa, suo corpo mistico.
Dom Adriano Gréa non dimentica la profonda connessione che c’è tra Maria e la Chiesa: "La Chiesa è la sposa; Maria è la madre”. E’ Maria che deve formare e preparare la sposa del Figlio". In un momento particolarmente felice della sua riflessione e profondamente pieno di significato così continua :"La madre e la sposa: il sacrificio che Nostro Signore ha offerto sulla croce non è solo oblazione dell’umanità concepita nel seno di Maria, ma essendo questa umanità compendio della creazione, una tale oblazione diviene oblazione dell’intera opera di Dio. Due sono le persone per mezzo delle quali questa opera di Dio si riannoda a Cristo: Maria e la Chiesa, Maria sua madre e la Chiesa sua sposa. E’ lei che donando a Gesù un’umanità, le dona la materia per il suo sacrificio, ma donandola a Gesù, la dona anche alla Chiesa…Gesù nel suo sacrificio presenta al Padre quanto ha di più caro: sua Madre e la sua Sposa. ..la vita di Maria è un insieme misterioso ed ineffabile di dolori e di gioie…Maria è madre della Chiesa. In Gesù che si offre per la Chiesa, è Maria che si offre per lei. …Maria ha generato senza dolori Gesù nella gioia del Natale e generato noi ai piedi della croce nelle sofferenze del Figlio suo Gesù".
La sua devozione era presente quotidianamente, ad esempio amava recitare con la sua comunità Ave Maris stella tutte le sere e chiedeva di pregare per lui Maria Santissima.
In occasione della festa dell’Immacolata del 1906 definita da lui” Dolce e cara festa” Dom Adriano Gréa scrive ”Non dimenticatevi mai che essendo canonici regolari dell’Immacolata Concezione, siamo di suo dominio speciale, sotto la sua protezione costante e speciale.
Noi abbiamo diritto alla sua protezione e noi abbiamo il dovere di renderle omaggio, sempre, sempre”
Dom Ignazio DelaVenna ci racconta nella festa di Natale del 1916”Nonostante il peso degli anni Dom Gréa volle presiedere l’officio della mattina, delle lodi, dei vespri e prendere parola per ricordare alla popolazione di Baudin il meraviglioso amore di Nostro Signore per gli uomini ”Alla fine della Messa rivolgendosi a Dom Ignazio ho dimenticato una cosa imperdonabile. Mi sono dimenticato di parlare della Santa Vergine alla fine dell’omelia. Ma, Padre la vostra intera omelia era dedicata al mistero della Santa Vergine e al nostro Signore. No figlio mio.
Dobbiamo far sì che la Santa Vergine abbiamo il suo posto speciale quando parliamo al pubblico”.
Possiamo concludere con alcune bellissime parole dello stesso Dom Grea “Dio tutto ci ha donato per mezzo di Maria, poiché per suo mezzo ci ha donato Cristo:"Come Dio ci ha donato il suo Figlio unico per Maria, è per Maria che tutto abbiamo ricevuto".E ancora "Gesù ci vuole là dove Egli è, ma, prima di introdurci con Lui nella gloria del Padre, vuole che con Lui abitiamo in quella della madre".
Da Vernet " Dom Gréa pag 84-85
"Profumo di Santità"..
Spesso Dom Gréa ripeteva queste parole”Che il buon Dio ci doni dei santi” ma era lo stesso Don Grea ad emanare profumo di santità come ci dice Dom Paul Benoit La sua figura non passava “Dom Gréa dominava talmente tutti i suoi religiosi attraverso la superiorità della sua intelligenza, la grandezza ma anche l’amabilità delle sue virtù,per il suo farsi benvolere da tutti, per i suoi servizi alla Chiesa..
Noi guardavamo Dom Gréa per essere stato come un uomo di lume e un santo tutto bagnato nelle luci divine, unendo il tutto alla prudenza di un anziano alla bontà di un santo”.
Un domenicano Padre Constant ha detto di Dom Gréa “Guardare il fondatore e riconoscere in lui l’uomo di Dio era la stessa cosa…questi uomini così forti nel loro operato sono una razza a parte. Non vale la pena cercare paragoni. Gli uomini medi non hanno niente che gli assomigli.
Un giorno un cardinale si mise in ginocchio e gli chiese di benedirlo. Dom Gréa si inginocchiò lui stesso protestando che doveva essere lui a benedirlo. Dom Biehler raccontando questa scena della quale era testimone scrive” Io restai là davanti a loro due,confuso nel vedere due santi nell’essere così umili.
Nella stessa linea tante testimonianze quella di Dom Augustin Roux, Dom Martin Kessler, Dom Pierre Duval, Dom Athanase Desrosiers.
Possiamo utilizzare le parole del poeta Louid Le Cardonnel che in seguito a una visita a Sant’Antonio per consultare Dom Grea sulla sua vocazione sacerdotale riassume in tre parole la sua personalità ”Grande teologo,uomo dell’antichità,uomo di Dio.
estratto ”Dom Grea” di Mgr Felix Vernet (Labergerie 1828-1917)
La parola chiave del lettore:
Siete occhi che guardano e che sognano!
Continuate a sognare, a inquietarvi, a immaginare parole e visioni che ci aiutino a leggere il mistero della vita umana e orientino le nostre società verso la bellezza e la fraternità universale.
Aiutateci ad aprire la nostra immaginazione perché essa superi gli angusti confini dell’io, e si apra alla realtà tutta intera, nella pluralità delle sue sfaccettature: così sarà disponibile ad aprirsi anche al mistero santo di Dio. Andate avanti, senza stancarvi, con creatività e coraggio!
Papa Francesco