Stando molto fermi si può adorare. Si può entrare nel dolore di un altro e sollevare, asciugare il bucato. Volare. Si può far cuore col cuore della terra.
Si può, sai, stando qui stando molto fermi sostenere una stella. Si può dire alla foglia di cadere quando è ora e il frutto pilotarlo alla maturazione. Si può, credi, festeggiare ogni onda scandire i fili d’erba e nominare nell’aria il Bene. Spingere il Bene alle contrade, pacificare spiriti di guerra
Stando molto fermi si crea una fessura perché qualcosa entri e faccia movimento in noi, e ci lavori piano, come capolavoro da ultimare, a cui l’artista ignoto fa un ritocco con ispirata mano, tanto è forte la spinta e delicata la certezza del tocco.
Stando fermi fermi si festeggia la gran potenza che esalta il sole nella sua prestanza e lo depone ad occidente nell’ora stanca – quando ognuno guardando prova una leggera indicibile pena. E stando fermi la luce entra anche nella più tetra delle notti e l’occhio chiuso può contemplare il buio immenso dove il respiro entra e si espande. E l’aria entra ed esce a lente calme sorsate. E l’aria è cielo. Cielo che viene a noi, con particelle di cosmo, e antiche polveri. Fiato di tutto ciò che è stato e del presente e vivo esserci.
Mariangela Gualtieri
Padre Lorenzo Rossi Fondatore Associazione Culturale Dom Grea
Padre Rinaldo Guarisco Presidente
Padre Luigi Franchini Vicepresidente
"Dammi un cuore che ama, e capirà ciò che dico. Dammi un cuore anelante, un cuore affamato, che si senta pellegrino e assetato in questo deserto, un cuore che sospiri la fonte… e capirà ciò che io dico…
Eccolo il mio cuore, mio Dio, eccolo nel suo intimo. O speranza mia!"
Sant'Agostino
LETTERA DEL SUPERIORE GENERALE
DEI CANONICI REGOLARI DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
AL TERMINE DEL CAPITOLO GENERALE 2024
Carissimi Confratelli CRIC,
a conclusione dei lavori del Capitolo 2024, mi rivolgo a voi con alcune brevi considerazioni da estendere a tutti i confratelli delle nostre comunità per iniziare insieme un nuovo cammino ormai alle porte dell’Anno Santo e per accompagnare la lettura e la condivisione delle Delibere promulgate in questi giorni di assemblea capitolare.
Innanzitutto, esprimo la mia riconoscenza e gratitudine ai membri del Capitolo per la fiducia che mi hanno nuovamente accordato, con questo nuovo mandato per un altro sessennio, insieme al nuovo Consiglio Generale.
Un grazie speciale a don Marco Vitale per il percorso formativo fatto in questi ultimi anni e per averci accompagnato e guidato come facilitatore durante lo svolgimento del Capitolo 2024.
Un grazie anche alla Segretaria Serena Di Tommaso per il lavoro svolto in collaborazione con il Segretario del Capitolo Padre Luigi Franchini.
Sono stati giorni vissuti nella fraternità e nella ricerca corale del bene per la nostra comunità, per renderla più consapevole del proprio patrimonio carismatico e dell’importanza di guardare avanti, nonostante limiti e difficoltà, con fiducia e speranza.
Come potrete leggere dal documento finale il tema generale è stato modificato in questo nuovo titolo: “IL
CARISMA CRIC OLTRE I CRIC. I Canonici Regolari pellegrini di speranza: un cammino di
comunione, missione e partecipazione”.
Riprendendo la breve spiegazione del titolo che trovate nel documento, abbiamo voluto evidenziare che
« “Oltre” ci orienta al futuro e il futuro dei CRIC è iniziato il giorno stesso della nostra Fondazione. Oggi,
quel lontano passato non esiste più così, come non esiste ancora il nostro futuro: esiste il presente! Partiti
dall’esperienza di Dom Gréa, memori delle belle testimonianze di tanti confratelli, siamo dunque
pellegrini di Speranza per arrivare alla meta della santità».
Tenendo presente i suggerimenti giunti dalla consultazione fatta in questi mesi con un questionario per la
formulazione dell’ “Instrumentum Laboris”, abbiamo suddiviso il documento in quattro tematiche,
ognuna delle quali è stata declinata con obiettivi e suggerimenti pratici, da verificare a metà percorso del
sessennio con un Consiglio Allargato.
I grandi temi sono i seguenti:
A - PROSPETTIVE PER IL FUTURO DELLA NOSTRA CONGREGAZIONE, TENENDO
CONTO DEL NOSTRO PICCOLO NUMERO;
B - VITA CONSACRATA E SINODALITÀ, CON ATTENZIONE ALLA PASTORALE DI
COMUNIONE;
C - li SERVIZIO DELL’AUTORITÀ E L’OBBEDIENZA: FORMAZIONE DELLA
LEADERSHIP;
D - FORMAZIONE PERMANENTE.
Naturalmente sarà una Commissione, creata appositamente dal Consiglio generale, incaricata di formulare
progetti e programmi per meglio realizzare questo percorso. Inoltre “le proposte della Commissione
potranno essere adattate dalle singole comunità territoriali e locali”.
Vorrei solo ribadire come ormai sia giunto il tempo di riflettere seriamente sul nostro futuro di Cric
tenendo conto della forte sollecitazione che ci è giunta dal Dicastero della Vita Consacrata, con una lettera a me indirizzata il 15 ottobre 2018 (Prot. SG 62/2018) in risposta alla relazione finale del precedente
Capitolo. Abbiamo già avuto l’occasione di confrontarci su questa lettera all’inizio del mio mandato.
Tuttavia, senza cadere in un allarmismo che crei angoscia e preoccupazione eccessive, impedendoci di
vivere serenamente il nostro presente, accogliamo con responsabilità questo invito per salvaguardare il
nostro ricco patrimonio carismatico.
Vi riporto, quindi, la parte centrale della lettera che può essere di aiuto a pregare e confrontarci meglio
sul nostro futuro:
«L’esiguità numerica dei membri e l’avanzamento dell’età anagrafica impongono all’istituto l’attenta
ponderazione delle strategie di animazione e degli obbiettivi pastorali, per dare continuità al patrimonio
carismatico; gioverebbe senz’altro incentivare forme di interscambio all’interno della Confederazione
dei Canonici Regolari di Sant’Agostino, di cui la vostra Congregazione fa parte, ma potrebbe rivelarsi
arricchente anche l’esperienza di una collaborazione intercongregazionale.
Nella Relazione si richiama l’importanza d’incarnare, nel vissuto quotidiano, l’ideale della fraternità
evangelica, criterio qualificativo della vita comunitaria, dell’impegno formativo-apostolico,
dell’autenticità della testimonianza apostolica... »
Il Dicastero per la Vita consacrata sta preparando un nuovo documento con le linee da attuare per sosteneree guidare le piccole comunità religiose.
Come già ho ricordato nella mia omelia durante la santa messa con il Rito di insediamento, «noi vogliamo
vivere il presente con passione e con umiltà, coltivando il desiderio di essere custodi accoglienti del
Regno, lasciandoci “addolcire e modellare da Gesù e dal suo Spirito...”».
Maria, Stella Maris, ci guidi verso porti più sicuri di serenità, fraternità e speranza! Quella speranza che
è immagine di un’àncora che ci dà stabilità e sicurezza anche in mezzo alle acque agitate della vita!
Che il Signore Gesù, per intercessione di Maria Immacolata, di S. Agostino e di tutti i Santi dell’Ordine
canonicale, ci accompagni in questo cammino, seguendo le orme del nostro padre Dom Adrien Gréa.
P. Rinaldo Guarisco
Superiore Generale Allegato 2.
DELIBERE CAPITOLARI
Il carisma dei CRIC oltre i CRIC
I Canonici Regolari, pellegrini di speranza:
un cammino di comunione, missione e partecipazione
SUL TITOLO DEL CAPITOLO GENERALE 2024
«Oltre» ci orienta al futuro e il futuro dei CRIC è iniziato il giorno stesso della nostra Fondazione. Oggi,
quel lontano passato non esiste più così, come non esiste ancora il nostro futuro: esiste il presente! Partiti
dall’esperienza di Dom Gréa, memori delle belle testimonianze di tanti confratelli, siamo dunque
pellegrini di Speranza per arrivare alla meta della santità: facciamo attenzione a non trasformarci in
girovaghi senza un obiettivo chiaro!
Dom Gréa
«Non siamo nuovi, proveniamo da molto lontano. Noi ci proponiamo di fare quello che facevano gli
apostoli...il nostro spirito è lo spirito della Chiesa o meglio lo Spirito Santo che è nella Chiesa».
Dalle Costituzioni
[2] «Fondati sulla Grazia battesimale... ci sforziamo di realizzare con i nostri fratelli un’autentica comunione di vita... essa trova la sua sorgente e la sua più perfetta espressione nell’Eucaristia e nella preghiera comune, specialmente nella Liturgia delle Ore, che esprime e crea l’unione dei cuori».
Dalla Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025
[24] «La speranza trova nella Madre di Dio la più alta testimone. In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita. Come ogni mamma, tutte le volte che guardava al Figlio pensava al suo futuro, e certamente nel cuore restavano scolpite quelle parole che Simeone le aveva rivolto nel tempio (Lc 2,34-35). E ai piedi della croce, mentre vedeva Gesù innocente soffrire e morire, pur attraversata da un dolore straziante, ripeteva il suo “sì”, senza perdere la speranza e la fiducia nel Signore. Non è un caso che la pietà popolare continui a invocare la Vergine Santa come Stella maris, un titolo espressivo della speranza certa».
[25] «“Noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa, infatti, abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi” (Eb 6,18-20). È un invito forte a non perdere mai la speranza che ci è stata donata, a tenerla stretta trovando rifugio in Dio.
L’immagine dell’àncora è suggestiva per comprendere la stabilità e la sicurezza che, in mezzo alle acque
agitate della vita, possediamo se ci affidiamo al Signore Gesù».
In conformità al dibattito capitolare disponiamo:
1. Che il titolo del Capitolo Generale 2024 sia mutato da «Il futuro dei CRIC oltre i CRIC. I Canonici
Regolari, pellegrini di speranza: un cammino di comunione, missione e partecipazione» in «Il carisma dei
CRIC oltre i CRIC. I Canonici Regolari, pellegrini di speranza: un cammino di comunione, missione e
partecipazione».
Tenuto conto delle suddette premesse e considerazioni, ci poniamo i seguenti obiettivi:
2. Nutrire una sempre maggiore fiducia nella Chiesa, nel nostro Istituto religioso, nella società, nelle
relazioni interpersonali ad intra e ad extra, nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto
del creato affinché la nostra testimonianza possa essere nel mondo lievito di genuina speranza e annuncio
profetico di cieli nuovi e terra nuova (cfr. 2Pt 3,13).
3. Incrementare sempre più la nostra disponibilità — nel rispetto della coscienza di ciascuno, delle
necessità del nostro Istituto religioso e dei carismi e delle fragilità personali — ad essere il seme che cade
a terra per portare molto frutto. Ciò ci permetterà di non essere eccessivamente egocentrati, con il rischio
di perdere la nostra vita nello Spirito (cf. Gv 12,24-25) e privare il nostro Istituto di un fecondo
rinnovamento pasquale.
A) PROSPETTIVE PER IL FUTURO DELLA NOSTRA CONGREGAZIONE,
TENENDO CONTO DEL NOSTRO PICCOLO NUMERO
Intuire nuove prospettive richiede il dono della creatività e della gestione della complessità, a livello
personale e comunitario, e dalla quale, giunti nel nostro contesto, non possiamo indietreggiare se
vogliamo ancora portare frutto al servizio del Regno attraverso la nostra vocazione di Canonici.
Da “La vita fraterna in comunità” (Congregazione per gli IVCSVA, 1994)
[64] «b) Le piccole comunità sono certamente possibili, anche se si rivelano più esigenti per i loro membri.
c) È necessario quindi che esse si diano un programma di vita solido, flessibile e obbligante approvato dalla
competente autorità, che assicuri all’apostolato la sua dimensione comunitaria.
d) non è raccomandabile che un Istituto sia costituito solo da piccole comunità. Le comunità più numerose
sono necessarie. Esse possono offrire sia all’intero istituto, come alle piccole comunità apprezzabili servizi:
coltivare con più intensità e ricchezza la vita di preghiera e le celebrazioni, essere luoghi privilegiati per lo
studio e la riflessione, offrire possibilità di ritiro e di riposo ai membri che lavorano nelle frontiere più difficili della missione evangelizzatrice. Questo scambio tra una comunità e l’altra è reso fecondo da un clima di benevolenza e di accoglienza».
[65] «Una realtà con la quale a volte ci si imbatte è quella di religiosi e religiose che vivono da soli. La vita
comune in una casa dell’istituto è essenziale alla vita religiosa».
Dalla lettera di Papa Francesco ai consacrati (2014)
[II.3] «la vita consacrata è chiamata a perseguire una sincera sinergia tra tutte le vocazioni nella Chiesa, a
partire dai presbiteri e dai laici, così da “far crescere la spiritualità della comunione prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale e oltre i suoi confini”» ...
Alla luce delle nostre considerazioni capitolari ci poniamo come obiettivi:
4. Il puntare ad avere piccole comunità (con non meno di 3 confratelli, dove è possibile) al fine di
rispondere sempre meglio al proprium della vita comunitaria e di aiutare ad evitare l’isolamento di alcuni
nostri confratelli.
5. Avere comunque qualche comunità più numerosa che consenta dinamiche più ampie tra i confratelli.
6. Offrire una reale testimonianza di vita canonicale, a partire da un valido progetto di vita personale e di
vita comunitaria, collaborando con i laici, i religiosi e le religiose, i presbiteri e i vescovi dove prestiamo
il nostro servizio. Sarà utile far conoscere il nostro carisma congregazionale ed aprire le nostre case alle
iniziative pastorali frutto di collaborazione con altre realtà ecclesiali.
7. Favorire lo scambio fraterno tra i confratelli delle varie case e nazioni per una maggiore conoscenza tra
i membri dell’Istituto religioso e i diversi contesti in cui vivono i confratelli.
B) VITA CONSACRATA E SINODALITÀ,
CON ATTENZIONE ALLA PASTORALE DI COMUNIONE
Chiesa, comunione e sinodalità sono tre realtà, diverse ed interconnesse, che dicono la necessità
evangelica che il Popolo di Dio cammini insieme! In questa dinamica, i religiosi sono il segno visibile
della profezia! Occorre trasformare la vita ordinaria in “palestre di sinodalità” affinché la comunione
non sia solo un desiderio ma un bisogno che sgorga dal cuore di chi condivide le gioie e i dolori delle
fatiche vissute quotidianamente al servizio del Regno.
Dalle Costituzioni CRIC
[6] «La comunione di vita esige una mutua presenza dei singoli membri, che si concretizza nella condivisione dell’abitazione, del lavoro, e dei beni (Cf voto e virtù di povertà) e delle responsabilità. Essa trova la sua sorgente e la sua più perfetta espressione nell’Eucarestia e nella preghiera comune, specialmente nella Liturgia delle Ore, che esprime e crea l’unione dei cuori».
[7] «Segno visibile della vita di comunità è la partecipazione agli «acta communia» — pasti consumati in
amicizia, ricreazioni, ecc. —, in modo del tutto speciale quella al Capitolo, inteso come «revisione di vita»,
aiuto vicendevole e scambio fraterno di opinioni, riguardo all’aspetto spirituale, intellettuale e pastorale...»
[101] «d) I superiori locali si guarderanno bene dal limitare il loro interesse alla propria comunità, ma avranno a cuore la vita dell’intero Istituto».
Dal Direttorio CRIC [38] «Ogni comunità locale come ogni religioso si impegni per instaurare forme inedite e concrete di
“comunicazione” con altri religiosi presenti nella parrocchia, zona, settore apostolico o diocesi. Uno spirito di fraterna collaborazione deve sostenere questo impegno. Ciascuno secondo le proprie capacità e nei limiti di quanto proposto, accetterà volentieri di assumersi responsabilità in organismi di coordinamento apostolico o di spiritualità».
[39] «In questo sforzo di apertura e di confronto, i membri e le case della Confederazione dei Canonici Regolari di S. Agostino e di tutto l’Ordine Canonicale (Canonichesse) avrà un posto privilegiato».
Premesso tutto ciò, desideriamo perseguire i seguenti obiettivi:
8. Ritenere la Sinodalità via privilegiata per incarnare il Vangelo nella vita della Chiesa.
9. Valorizzare la Liturgia delle Ore.
10. Cercare di vivere con passione una vera pastorale di comunione con il Santo Popolo di Dio.
11. Curare un rapporto filiale con il Vescovo della Chiesa locale.
12. Realizzare all’inizio di ogni anno, in ogni comunità (a partire dal progetto personale), un progetto
comunitario da vivere corresponsabilmente fra i confratelli, per declinare nell’oggi e nel qui le
Costituzioni, affinché non siano una rete o troppo larga o troppo stretta. Tale progetto comunitario sia
verificato a fine anno.
13. Creare esperienze di comunione di vita condivise all’interno della comunità stessa. Esperienze che
servano per alimentare il fuoco e l’entusiasmo della vita e che possano eventualmente essere aperte ad
altri.
C) IL SERVIZIO DELL’AUTORITÀ E L’OBBEDIENZA; FORMAZIONE DELLA
LEADERSHIP
Il servizio dell’autorità si impara lungo due binari: il saper obbedire prima, e l’essere preparati poi; nel
mezzo l’esperienza di vita comunitaria.
Dalle Costituzioni
[38] «In spirito di fede, dunque, ci prefiggiamo di scoprire in comunità il progetto di Dio per meglio amare e servire; uniti nella carità per il Signore e per i fratelli cerchiamo insieme la volontà di Dio nella preghiera unanime, nel dialogo leale, nel vero senso di responsabilità e corresponsabilità...
a) Il superiore locale ha cura innanzitutto di dirigere, sostenere e consigliare i confratelli. Veglia sulla vita
religiosa, pastorale, intellettuale di ciascuno, offrendo a tutti i mezzi atti alla loro formazione e promozione...
b) La funzione del superiore locale è quella di una presenza fraterna piuttosto di quella di chi comanda. Il
superiore è colui dal quale devono provenire l’animazione, le iniziative, il coordinamento degli incarichi e la cui preoccupazione non è quella di imporre il proprio pensiero, bensì quella di pervenire, con i suoi fratelli, ad un comune sentire e a un comune impegno nel lavoro e nella fatica».
Tenuto conto del confronto emerso in Capitolo, si fissano i seguenti obiettivi:
14. Proporre ed incentivare la partecipazione dei Superiori, ai diversi livelli, ad appositi corsi di
formazione e ad un confronto sistematico tra Superiori locali.
15. Favorire la presenza dell’Animatore e/o del Superiore Generale nelle diverse Comunità per
condividere un congruo tempo di vita fraterna.
16. Favorire, all’interno delle Comunità, una periodica rotazione delle responsabilità per incrementare lo
spirito di collaborazione e condivisione.
17. Il Superiore, come un buon padre e con la collaborazione della Comunità, abbia particolarmente a
cuore l’animazione vocazionale (cf. Costituzioni [69]). Individuare almeno un confratello, appositamente
preparato, per curare la formazione iniziale alla vita consacrata.
18. Puntare ad una maggiore crescita nella capacità di ascolto reciproco tra confratelli anche attraverso
momenti di preghiera, guidati da uno di noi, come la Lectio o gli Esercizi Spirituali.
D) FORMAZIONE PERMANENTE
Due sono le cose che spettano ai chierici: lavorare per il loro nutrimento e al nutrimento degli altri. Noi
disponiamo di due elementi per il nostro nutrimento: la preghiera e lo studio. È necessario che il prete
studi. Deve avere per questo studio un interesse non libresco, ma quello proprio dei padri, in modo che
possa servirsene nella preghiera e arricchirla; questo ne farà un contemplativo; è necessario che il prete
sia contemplativo (Dom Gréa).
Dalle Costituzioni
[94] «È prova di maturità l’essere convinto che la formazione non termina con l’impegno definitivo o con il ricevere gli ordini sacri: questa deve continuare lungo tutta l’esistenza, con la stessa disponibilità
all’accoglienza e alla ricerca:
a) affinché il religioso persegua il suo “sviluppo umano” nelle esperienze felici e tristi, soprattutto nella
monotonia della vita quotidiana;
b) affinché lasci continuamente crescere in lui, nelle successive tappe della sua vita, il Cristo che in lui vuole raggiungere la sua pienezza;
c) affinché aggiorni incessantemente le sue conoscenze teologiche e umane, allo scopo di sapere sempre parlare agli uomini di oggi con linguaggio appropriato: studi, sessioni, “corsi di recupero”, “anno sabbatico” quando ciò sia possibile.
I Superiori dovranno fare di tutto per offrire ai loro fratelli la possibilità concreta di condurre a buon fine questo programma».
Da “La vita fraterna in comunità”: essere una comunità in continua formazione
[43] «Il rinnovamento comunitario ha tratto notevoli vantaggi dalla formazione permanente. Raccomandata e delineata nelle sue linee fondamentali dal documento Potissimum Institutioni, è considerata da tutti i responsabili di istituti religiosi di vitale importanza per il futuro...
Una delle finalità di tali iniziative è di formare comunità mature, evangeliche, fraterne, capaci di continuare la formazione permanente nel quotidiano. La comunità religiosa, infatti, è il luogo ove i grandi orientamenti diventano operativi, grazie alla paziente e tenace mediazione quotidiana. La comunità religiosa è la sede e l’ambiente naturale del processo di crescita di tutti, ove ognuno diviene corresponsabile della crescita dell’altro...»
Premesso tutto ciò, si propone quanto segue:
19. Costituire una commissione che, a partire dalle indicazioni capitolari, realizzi un progetto di
formazione permanente e relativo programma.
20. Tenere in considerazione le indicazioni magisteriali, della Santa Sede e della Confederazione dei
Canonici, che verranno promulgate nel sessennio.
21. Obiettivi formativi da perseguire: approfondire la formazione sulla preghiera (liturgica, biblica, ...),
formarci ad accettare e svolgere responsabilmente gli incarichi richiesti come servizio alla Comunità,
qualificare la nostra capacità di comunicazione interpersonale.
22. È nostro desiderio condividere, con i confratelli e con coloro che lo desiderino, il nostro Carisma e la
nostra vita pastorale attraverso il sito, il giornalino, la newsletter ed eventuali altri strumenti di
comunicazione.
23. Coinvolgere, ove possibile, altri canonici nella formazione permanente.
24. Arricchire la nostra umanità con la condivisione, ad esempio, di iniziative culturali e ricreative, una
mezza giornata insieme, un film, ritiri spirituali.
25. Continuare con la metodologia anche dei laboratori, se possibile, in forma residenziale.
26. Offrire la possibilità di una supervisione delle dinamiche intracomunitarie per favorire il
discernimento comunitario e la metodologia sinodale.
27. Le proposte della Commissione potranno essere adattate dalle singole comunità territoriali e locali.
LETTO E APPROVATO NELLA SESSIONE CAPITOLARE
DEL GIORNO 3 LUGLIO 2024 A ROMA
Alzatevi e andate!
Vi suggerisco due verbi, pratici perché materni: due verbi di movimento che animavano il cuore giovane di Maria, Madre di Dio e nostra. Lei, per diffondere la gioia del Signore e aiutare chi era nel bisogno, “si alzò e andò”. Alzarsi e andare. Non dimenticare questi due verbi che la Madonna ha fatto prima di noi.
Papa Francesco
"Il tuo sguardo su di me , Maria,
mi aiuti ad essere semplice, una che si dimentica , una che vuole perdersi nella
disponibilità di chi sa di esistere, da sempre, soltanto come un pensiero d’amore."
Paul Claudel
Soprattutto tacque Maria davanti alle parole degli altri
“silenziosamente tutto serbava nel suo cuore”. Quando tutto sembra vanificarsi e risultare inutile di fronte ai potenti di turno, Maria apre Lei la strada del suo Figlio Gesù. La tattica di Dio quando ha voluto manifestarsi al mondo è stato quello di scegliere una persona o un piccolo gruppo di persone, inadeguate, incapaci, ma ricche di fede e di speranza e di fare le cose grandi dell’Onnipotente.
Tuo il nostro cuore
La Tua Associazione
Il nostro Fare consisterà nell'Essere!
"L’apostolo è colui che diventa annuncio. La persona che risuona con la realtà, che vibra con la Parola, per cui la Parola in lui prende corpo.
La Parola che viene perché prende carne."
"Il compito di noi cristiani è essere nella propria vita inviati itineranti vivendo con lo scopo preciso di far parte con la nostra adesione al disegno di Dio. Viviamo il mistero attraverso le nostre scelte l'incontro con il Signore diffondendo la gioia della sua Resurrezione!
La nostra Associazione vive un meraviglioso cammino di preghiera, studio e ricerca formandoci secondo lo spirito di fraternità e a una vicendevole edificazione proprio secondo l'ideale di Dom Adriano Grea. In tutto il mondo possiamo far conoscere la bellezza della sua Opera e trasmettere il suo messaggio di santità attraverso la nostra vita di sacerdoti e laici
Padre Lorenzo Rossi Fondatore Associazione Culturale Dom Adriano Grea
Presidente Padre Rinaldo Guarisco
Vice Padre Luigi Franchini
Come nostra piccola testimonianza di Associazione culturale Dom Grea, desideriamo esprimere il nostro GRAZIE a Padre Lorenzo Rossi, fondatore della nostra Associazione, proprio come lui avrebbe desiderato insieme, uniti come un coro di lode al Signore per aver avuto il dono della sua esistenza, del suo camminare con noi.
Il più bel messaggio che desideriamo trasmettere in suo nome è il nostro sguardo, i nostri passi colmi della luce di Dio da trasmettere al mondo, incarnando così questa profonda Speranza con la nostra stessa vita proprio come ha fatto Padre Lorenzo. Padre Lorenzo ha aperto il varco facendoci comprendere fino in fondo che la vocazione procede di pari passo con l'incontro con Dio, non è un regalo prefabbricato. La scoperta di Dio è al tempo stesso un impegno in direzione di un nuovo stile di vita intessuto con cura nella quotidianità, è una visione della propria esistenza che respira nel cuore di Dio e trabocca di gioia del credere. Colui che scopre Dio e che è abbagliato da lui, non possiede un cammino già tracciato in anticipo, non è un itinerario ben disegnato con tappe definite, vivrà momenti bui e difficolta', ma non perderà mai l'orientamento dello sguardo e lo custodirà fino in fondo nutrendosi del Dio esistente, il Dio vivente, il Dio amante, gli altri dalla sua luce vedranno e pregheranno e saranno portati verso lo splendore della stessa verità. Padre Lorenzo ci ha indicato la strada con la preghiera, con lo studio, con momenti di fraternità e soprattutto, sognando sempre nuovi itinerari, incarnando questa visione e condividendola, trasmettendoci il profondo messaggio di Dom Grea: realizzare la propria umanità e l'umanità di tutti. È dare carne alla Parola, Parola che si fa storia tramite noi battezzati, sacerdoti ( come i nostri cari Padri Cric ) e laici immersi nella bellezza della vita religiosa, in un'esistenza piena con lo sguardo innamorato di Dio verso lo stesso Orizzonte. "Tempo è di unire le voci e di fonderle insieme e lasciare che la grazia canti e ci salvi la bellezza" David Maria Turoldo.
Per concludere le parole molto significative del nostro Padre Lorenzo:
"Darei sempre meno importanza di essere io religioso rispetto a chi ha formato una famiglia o a qualsiasi altra scelta, penso che nelle varie scelte quello che conta è essere tutti testimoni di un Amore, di una verità. Sempre più si affaccia l'idea che non c'è uomo al mondo che non debba sentirsi quasi come un incaricato speciale di trasmettere e di vivere questa testimonianza di Amore qualsiasi cosa abbia deciso di fare, in qualsiasi scelta abbia questo proposito nel cuore.Sentire nel cuore questa fedelta' essere testimoni della Speranza, del dono che Dio ci ha fatto."
Con gratitudine e affetto
Associazione Culturale Dom Grea
“Dio è lode e canta in se stesso,nel segreto della sua vita,un inno eterno che non è altro se non l’espressione stessa delle sue perfezioni nel suo Verbo e il soffio del suo amore.Quando nella sua sapienza e bontà ha creato l’universo,egli ha donato come un’eco a questo cantico eterno”
Dom Adrien Grea
L’esperienza di Dom Grea è un meraviglioso cammino che non può essere imprigionato in fasi circoscritte. Il sogno di Dom Grea è intessuto nel disegno di Nostro Signore.
L’opera principale di Dom Grea “De l’Eglise” è profondamente intrecciata alla storia delle sue comunità e quest’ultime a essa. E la sua opera appunto è il riflesso del suo sogno generato dal Disegno di Dio. Scorre tra le righe della sua opera letteraria principale la sua visione di santità, passo dopo passo.. nel Suo passo. La sua visione di santità è avvertita in relazione al clero diocesano. Le chiese particolari sono diramazione terrene della Chiesa universale riflesso trinitario. Noi suoi discepoli chiamati a vivificare le realtà delle chiese particolari di cui facciamo parte. Facendo della nostra vita una lode a Dio senza sosta. Chiamati a un’esistenza luminosa, espressione liturgica di quell’amore che ci ha amati ancora prima della nostra nascita. Chiamati a un dialogo ininterotto con Lui attraverso la preghiera, penitenza, digiuno e partecipazione all’eucarestia. Attraverso una vita contemplativa. Lui ascolta noi e noi Lui. Un ritaglio di Cielo intessuto insieme.
Una santità che infatti richiama ciascuno di noi a rispondere a dire il nostro Si. Ciascuno, nel proprio cammino di battezzati. Indipendentemente dall’essere religiosi o laici ognuno con l’amore a piene mani. E’ una Chiesa quella che Dom Grea sogna fatta sulle orme di ognuno come anticipazione, riflesso di quello che ci attende quando ci ricongiungeremmo con il Signore.
Marie Etienne Adrien Grea nacque a Lons le Saunier il 18 Febbraio 1828. Fu battezzato il 27 Febbraio nella Chiesa des Cordeliers. La famiglia poi si stabilisce a Besancon.
“L’aumonerie” (1856-1862)
Il 13 gennaio 1856 a Saint Claude prende gli ordini minori da Mons. Mabile. Il 20 settembre dello stesso anno è ordinato sacerdote avendo compiuto gli studi teologici sotto la guida di E. Hiron. Ritorna in Francia e a Baudin, nella diocesi di Saint Claude esercita il suo sacerdozio tra gli operai della officina appartenente allo zio materno e crea una maitrise, cioè una scuola di educazione religiosa ed iniziazione liturgica per bambini.
“ Aveva compreso che la liturgia,l’officio pubblico della Chiesa è il più potente mezzo di santificazione del popolo fedele, alla condizione ben inteso di essergli ben esposto e spiegato ( Mr Grevy il suo primo biografo)
“ E’ alla consacrazione di Notre Dame che devo la mia vocazione” Dom Grea (pag 39)
Nel 1863 è vicario generale del vescovo a Saint Claude, dove resta 18 anni. Rifiuta la nomina all’episcopato.
La maitrise di Baudin si era trasportata a Saint Claude nel 1865.
L’8 settembre 1871 Dom Grea con quattro compagni pronuncia i voti solenni nelle mani del vescovo di Saint Claude, che approva le loro regole ed istaura il servizio corale di giorno e di notte.
Nel 1876 Pio IX accorda il decreto di lode ai canonici regolari dell’Immacolata Concezione”. Il 12 marzo 1887 Leone XIII approvò e confermò l’istituto, rimandando in un momento più opportuno e l’approvazione delle costituzioni non complete. La comunità crebbe a più di 80 membri. Ciò che caratterizzava questa comunità era l’azione liturgica, lo spirito di penitenza e lo studio
La vita comune a Saint Claude
“ Siate nella pace di Dio amatevi teneramente gli uni gli altri e lavorate per avanzare tutti nel cammino della perfezione..”
Nel 1890 al seguito di difficoltà sorte con il clero della cattedrale di Saint Claude,la comunità di Dom Grea si traferisce a Saint Antoine, diocesi di Grenoble.
Qui si orienta con una grande comunità a cui erano legati piccoli priorati, i cui religiosi conservavano stretto rapporto con la casa centrale.
Il 30 settembre 1896 un decreto della congregazione dei vescovi e religiosi eresse il monastero dei canonici regolari di Saint Antoine in abbazia e Grea ricevette il titolo di abate.
Si aprirono fondazioni oltre al Canada, in Francia, Svizzera, Scozia ( Perù, Inghilterra e Italia più tardi)
Le impressioni di Dom Romain “ Dom Grea mi fa respirare e trovo qui un profumo di principi, di tradizioni e di vista monastica che mi ricordano i miei bei giorni di La Pierre qui Vire e i primi secoli dell’ordine monastico” (pag 102)
Nel 1900” Sono cinquanta. La comunità va molto bene,da ammirare..il quadro è interessante.. lo amiamo veramente. Il canto è dolce,così lieve e scorrevole.”
Dom Grea si trasferisce a Rotalier,il castello di famiglia nel comune di Sainte Agnes vicino a Lons le Saunier.
“ Dappertutto, dice il canonico Grevy, trasmetteva la sua dolcezza e la sua santa parola, rimase ciò che è sempre stato, disponibile e amabile con tutti”
Il castello Grea a Rotalier
Morte 23 Febbraio 1917
Mgr Maillet concluse la sua orazione dicendo “ Abitanti di questa parrocchia di Sainte Agnes siate fieri,circondatelo di onore e preghiere… Pregate per il riposo della sua anima. Supplicatelo di usare in vostro favore il suo potere presso Dio, ricorrete con fiducia alla sua intercessione”
Nelle sera prima di ritirarsi definitivamente i suoi figli al momento di inginocchiarsi sulla sua tomba ebbero l’impressione come riporta Dom de la Venna “ emanava un profumo straordinario di pace, di fiducia soprannaturale, di gioia”.