"Rimaniamo fedeli a questa santa vocazione. In questa disponiamo di mezzi per salvarci e per salvare gli altri. La santità umile e nascosta. Non basta stimarla, dobbiamo anche essere riconoscenti per questo prezioso dono che Dio ha fatto a noi e agli altri."
Dom Adriano Gréa
Padre Rinaldo Guarisco
Scarica pubblicazione omaggio realizzata dal nostro Presidente Padre Rinaldo Guarisco e immergiti nel suo diario di bordo!
Sentinelle di Dio!
In occasione del “Il Giubileo della Speranza” che stiamo ancora celebrando, era stato indetto per sabato 8 marzo 2025 un pellegrinaggio in alcune Chiese di Roma per far immergere i fedeli in alcune donne sante europee, proclamate dalla Chiesa, Patrone d’Europa e Dottori della Chiesa.
Stimolati da questa proposta abbiamo pensato di organizzare anche noi CRIC, unitamente all’Associazione culturale dom Adriano Gréa una simile camminata meditativa in una data successiva. Allora ci siamo riservati il sabato 14 giugno a termine del nostro cammino pastorale di formazione per “LAICI CRIC”.
In una giornata di sole e di caldo estivo, abbiamo scelto quattro chiese significative che possano richiamare queste figure di santità, anche per il legame con il titolo della chiesa stessa.
Dopo aver celebrato la santa messa nella nostra Cappella della Casa generalizia, sotto la guida di padre Gigi ci siamo avviati verso la Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, per il riferimento alla protettrice dei musicisti e che allo stesso tempo rimanda a Ildegarda di Bingen, che tra le molte arti sviluppò anche la musica…
Di seguito ci siamo recati nella chiesa di Santa Brigida a Campo de’ Fiori, accolti con simpatia dalla suora superiore che ci ha permesso di visitare la casa di Santa Brigida, accompagnandoci con la sua benedizione.
Dopo una breve sosta ci siamo diretti alla chiesa di Sant’Agostino, che ben si presta a richiamare la figura di Santa Teresa Benedetta della Croce, filosofa e martire. Abbiamo avuto così anche l’occasione di pregare sulla tomba di Santa Monica, madre di Sant’Agostino, nostro padre nella fede, che a noi Canonici ha donato la sua Regola come osservanza.
Il percorso si è concluso presso la chiesa di Santa Maria sopra Minerva, dove è presente il corpo di Santa Caterina da Siena.
Ringraziando padre Gigi per la sua ricerca approfondita della vita e delle peculiarità di queste Sante, estendo il mio grazie personale e a nome dell’Associazione agli amici che hanno partecipato a questo viaggio culturale, storico e soprattutto spirituale, provenienti dalle nostre parrocchie non solo di Roma ma anche di Borgosotto di Montichiari.
Sperando in una prossima e simile esperienza, vi invitiamo a visitare il nostro Sito ricco di pensieri e proposte letterarie, di poesia, di spiritualità della Chiesa e del nostro carisma canonicale e di immagini d’arte, per accompagnare il cammino dei nostri amici laici.
Padre Rinaldo Guarisco,
Superiore generale
e presidente dell’Associazione culturale dom Adriano Gréa.
UNIONE SUPERIORI GENERALI
ASSEMBLEA N. 103 presso FRATERNA DOMUS – SACROFANO DAL 21 AL 23 MAGGIO 2025
Testimoni di speranza
In sintonia con l’Anno Santo Giubilare sul tema della speranza, anche l’Assemblea n. 103 dell’Unione dei Superiori Generali ha proposto ai numerosi presenti (circa 110 Superiori) di riflettere e confrontarsi sulla Speranza, partendo da alcune citazioni bibliche e poi ascoltando diverse testimonianze dal vivo.
La metodologia è sempre quella proposta dal Sinodo: ascolto di una relazione, silenzio, condivisione in gruppo attorno al proprio tavolo sottolineando ciò che ognuno ha recepito sia dal relatore che dai pensieri dei confratelli, interazione con il relatore.
Il primo intervento è stato proposto dal professor Massimo Grilli, con una riflessione sul tema della speranza partendo da tre metafore bibliche, che secondo lui costituiscono un percorso di speranza che va
1) dalla presa di coscienza della situazione in cui siamo e ci troviamo (il fagotto di Ezechiele);
2) al ritorno al deserto come esperienza fondante per ricominciare un cammino di speranza,
3) fino alla percezione della speranza cristiana come una speranza che non delude perché la sofferenza e l’irrisolto non rappresentano il rantolo di un morente, ma le doglie di una partoriente.
Queste tre metafore costituiscono l’ambito di comprensione di un percorso di speranza all’interno del nostro mondo e della nostra chiesa: il fagotto, il deserto, le doglie del parto. Il percorso si è concluso con la visione della nuova Gerusalemme nell’Apocalisse (Ap 21-22). La nuova Gerusalemme sorgerà là dove l’uomo cammina nella giustizia e nella fedeltà, nella mitezza e nella verità. Dio non cancella la nostra vita, ma la glorifica così com’è.
Nel pomeriggio la riflessione è continuata con un secondo intervento della biblista Rosanna Virgili, la quale ha aperto la sua accattivante relazione con un testo poetico di Maria Letizia Del Zompo:
Voglio dirti una cosa: ce la farai, anche se ora hai il cuore spezzato.
Dentro ognuno di noi vive una luce che mai si spegne, una fonte di tenerezza che mai si arresta.
Non importa che tu le dia un nome, non vuole essere proclamata ma ascoltata.
Ti vestirà di carezze, abbraccerà la tua fragilità, sosterrà il tuo passo.
Custodiscila anche quando non hai voglia di nulla – lei coltiva paziente nell’ombra i colori che rallegreranno la tua terra dopo la pioggia.
Poi citando una espressione di papa Francesco “Tutti sperano”, ci ha coinvolto in un confronto suggestivo affermando che nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità.
Il filo rosso che ha unito la sua riflessione girava attorno ad alcune domande per noi religiosi consacrati:
• Sperare in quale direzione?
• Sperare in cosa?
• Sperare perché?
• Sperare Su chi?
• Cosa ci manca per sperare?
• Cosa abbiamo di troppo per sperare?
• Su cosa fondiamo la nostra speranza?
• Sperare per chi?
• Prendere il grido di chi?
Come risposta a queste provocazioni, per il nostro mondo religioso e missionario, è la testimonianza del Signore risorto.
In questo Anno santo, ha concluso, possiamo vivere i nostri i voti “giubilari” come fonte di luce e di speranza per un mondo violato dalla negazione degli stessi: i voti come segno di contraddizione e indicazione di una speranza per il mondo e la responsabilità dei voti come vangelo per il mondo.
Il secondo giorno di Assemblea ci ha riservato quattro testimonianze dal vivo sulla realtà sociale e politica alla luce della speranza in contesti diversi e comunque critici: dalla Etiopia, all’India, al Congo e alla realtà scolastica in Italia, con sfumature diverse ma sempre drammatiche.
Nel pomeriggio son stati proposti altri tre temi:
- “interculturalità”,
- “gestione dei beni dei nostri Istituti religiosi e la sobrietà personale"
- “formazione della “Leadership” nelle nostre varie realtà religiose.”
L’ultimo giorno l’intervento del Cardinal Mario Grech ha riportato nuovamente l’attenzione sul Sinodo e sulla nuova progettazione per un cammino da continuare fino al 2028:
- “Vita Consacrata, segno/motore di speranza in una Chiesa sinodale”.
La solenne celebrazione della santa messa presieduta dal Cardinale e animata da un gruppo folkloristico africano, ha concluso le nostre tre intense giornate di lavoro e fraternità.
Padre Rinaldo
SANTA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV
PIAZZA SAN PIETRO – 18 maggio 2025
Anche in questa occasione della solenne celebrazione di inizio pontificato di papa Leone XIV non ho potuto mancare e desideravo tanto essere presente soprattutto con il cuore e con i miei sentimenti di vicinanza a un nuovo Pontefice che più volte ha manifestato nel suo pensiero di essere un figlio di sant’Agostino, nostro padre e ispiratore per noi Canonici Regolari della sua Regola.
Come già sappiamo, dopo un breve saluto fatto alla piazza con la papamobile, il rito è iniziato presso il Sepolcro di San Pietro in Basilica dove il papa si è fermato in raccoglimento e preghiera silenziosa. Poi in processione è risalito verso il Sagrato preceduto dai Cardinali e alla presenza di numerose Delegazioni religiose, civili e con una piazza gremita di fedeli.
Accompagnati dal canto delle Litanie dei Santi invocati per sostenere con la preghiera la Chiesa universale, il Sommo Pontefice, i governanti, i cittadini e tutti i cristiani e per invocare la pace di Cristo e del suo Regno, è poi iniziata la santa messa.
Dopo la lettura del Vangelo è stato consegnato a papa Leone il pallio e l’anello del pescatore, simboli della missione e della vocazione ad essere pastore umile e generoso.
Riporto la spiegazione ufficiale di questi due simboli:
L'ANELLO DEL PESCATORE
L'anello, già elemento liturgico neotestamentario, sin dal primo millennio è insegna propria del Vescovo. Quello che viene oggi consegnato al nuovo Papa, detto Anello del Pescatore, su cui è raffigurata l'immagine di San Pietro con le chiavi e la rete, ha il significato particolare dell'anello che autentica la fede e significa il compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli (cf. Lc 22, 32). Viene detto "del Pescatore", perché Pietro è l'Apostolo pescatore (cf. Mt 4, 18-19; Mc 1, 16-17) che, avendo avuto fede nella parola di Gesù (cf. Lc 5, 5), dalla barca ha tratto a terra le reti della pesca miracolosa (cf. Gv 21, 3-14). Anche oggi viene detto alla Chiesa e ai successori degli apostoli di prendere il largo nel mare della storia e di gettare le reti, per conquistare gli uomini al Vangelo, a Dio, a Cristo, alla vera vita
IL PALLIO PAPALE
Fra le insegne liturgiche del Romano Pontefice, uno dei più evocativi è il pallio fatto di lana bianca, simbolo del vescovo come buon pastore e, insieme, dell'Agnello crocifisso per la salvezza dell'umanità. La lana d'agnello intende rappresentare la pecorella perduta o anche quella malata e quella debole, che il pastore mette sulle sue spalle e conduce alle acque della vita.
Il pallio, nella sua forma presente, è una stretta fascia, tessuta in lana bianca, incurvata al centro così da poterlo appoggiare alle spalle sopra la casula e con due lembi neri pendenti davanti e dietro, cosi che il paramento ricordi la lettera "Y". È decorato con sei croci nere di seta, una su ogni capo che scende sul petto e sul dorso e quattro sull'anello che poggia sulle spalle, ed è guarnito, davanti e dietro, con tre spille (acicula) che raffigurano i tre chiodi della croce di Cristo.
Terminato il Rito della consegna, il Papa ha tenuto l’omelia.
Numerosi gli spunti che ho colto: richiamo, però, solo il suo invito pressante alla pace e soprattutto all’unità all’interno della Chiesa stessa e di tutta l’umanità.
Augurando al nuovo Pastore una missione e un apostolato proficuo, lo sosteniamo e lo accompagniamo con la nostra preghiera quotidiana.
Padre Rinaldo
VISITA e PERMANENZA
PRESSO LA COMUNITA’ CRIC DI VOLTA MANTOVANA
dal 1 al 9 maggio 2025
Su invito esplicito dell’Animatore della Comunità Territoriale italiana, padre Erasmo Fierro, ho accettato volentieri di trascorrere alcuni giorni presso la comunità locale di Volta mantovana, sia per conoscere meglio il loro ritmo di vita, sia per collaborare nel limite del possibile alle numerose attività pastorali che la parrocchia offre ogni giorno, in particolar modo in questo mese di maggio.
E’ stata l’occasione di sostituire padre Erasmo il venerdì-sabato e domenica 2-3-4 maggio, mentre era in uscita con i ragazzi della cresima e della Prima Comunione.
Ho conosciuto così anche le altre realtà limitrofe aldi fuori del territorio strettamente parrocchiale, quale per esempio la chiesetta della Madonnina presso la parrocchia di Cereta, il cosiddetto Eremo, dove vive una consacrata che lo tiene in vita con la sua presenza di preghiera solitaria e comunitaria e in alcune celebrazioni che settimanalmente si svolgono, oltre che a svolgere la funzione di accoglienza e custode.
Ho celebrato la santa Messa sia nella chiesa di Cereta, che nella parrocchiale di Volta. Inoltre durante la settimana ho avuto l’opportunità di celebrare la santa messa per il mese mariano nelle varie Cappelle distribuite nelle varie zone del territorio, quali la Cappella della Trinità, la Santella presso Teofilo Folengo, la santa messa presso la Casa di riposo Beata Paola, la messa presso le suore della Beata Paola. Infine il giovedì 8 maggio, giorno dell’elezione del nuovo Papa Leone XIV, ho presieduto la santa messa con i fedeli dell’Unità Pastorale, presso il Santuario mariano della Madonna del Frassino, nelle vicinanza di Peschiera.
A conclusione di questo periodo breve di permanenza offro la mia preghiera e benedizione per questa vivace comunità parrocchiale perché sull’esempio della loro Beata Paola possano crescere sempre più nella fede e nella devozione alla Madonna.
Padre Rinaldo
SANTUARIO MADONNA DEL FRASSINO
STORIA DELL’APPARIZIONE
Omelia di padre Rinaldo – giovedì 8 maggio 2025
In un contesto storico lacerato da sanguinose battaglie, poderi devastati, casolari bruciati e pestilenze, la Madonna Consolatrice degli Afflitti giunse a portare pace e conforto, apparendo ad un contadino di nome Bartolomeo Broglia, il quale nella contrada della Pigna venne morso da un pericoloso serpente, e invocò prontamente l’annuncio della Vergine Maria. Questa gli apparve tra le fronde di un Frassino sotto forma di una statuina circondata dalla luce e lo salvò.
Il pastore, salvo dal serpente, prese con sé la statua e, tornato a casa, la mostrò ai suoi familiari, per poi rinchiuderla in un cassettone, in modo tale da tenerla al sicuro: in poco tempo si sparse per la contrada la notizia dell'evento miracoloso e tutti volevano vedere la statuetta. Quando il contadino aprì il cassetto per mostrarla ai curiosi, questa era scomparsa e fu ritrovata sullo stesso albero di frassino dove era apparsa. Le istituzioni ecclesiastiche, informate dei fatti e constatato l'evento miracoloso, decisero la costruzione di un tempio dedicato alla Madonna.
La Madonna del Frassino è, quindi, l'appellativo con cui, nell'omonimo santuario di Peschiera del Garda, si venera una statuetta di circa 14 cm, raffigurante Maria che regge tra le braccia il bambino Gesù e comparsa miracolosamente, secondo la tradizione, l'11 maggio 1510 tra i rami di un albero di frassino.
Gli aspetti di questa apparizione vengono descritti dal vescovo Eugenio Ravignani, durante un'omelia dell'11 maggio 1990, il quale dice:
«Non so se l'avete notato, è una Madonna silenziosa, non ha detto una parola sola. Lei tace: l'umiltà del suo silenzio. Poi avete notato che quasi quasi voi ed io siamo presi da un certo stupore, perché cerchiamo un’immagine della Madonna e ci troviamo dinanzi ad una piccola statua, ma così piccola (di soli 14 cm): è l'umiltà della sua piccolezza, di Lei che sempre amò chiamarsi Piccola....Maria, nel suo silenzio, ci rimanda alla parola della Scrittura santa e ci rimanda al Figlio suo che ha parlato sì con le labbra, ma che ha parlato ancora più eloquentemente donando se stesso sulla croce... Anche tu non cercare mai di essere grande, rimani piccolo, resta così. Il Signore poi ti farà crescere, sarà il suo amore che ti farà grande, sarà il suo amore che ti darà prestigio, perché sei suo figlio. Ma non dimenticare che devi essere piccolo».
Mons. Eugenio Ravignani, Vescovo di Trieste, 11-5-1990
DUE CARATTERISTICHE DI MARIA:
A) Maria, donna sempre in ascolto
Maria è la creatura che in modo unico ha spalancato la porta al suo Creatore, si è messa nelle sue mani, senza limiti. Ella vive in atteggiamento di ascolto, attenta a cogliere i segni di Dio nel cammino del suo popolo; e si sottomette liberamente alla parola ricevuta, alla volontà divina nell'obbedienza della fede.
Maria era sempre in ascolto di Dio e sempre al suo servizio; Maria è veramente la contemplativa, ma una contemplativa attiva; contemplava, ascoltava, obbediva.
Se noi vogliamo nella nostra esistenza essere sempre nella volontà di Dio e quindi al servizio del suo disegno di salvezza di tutti gli uomini, dobbiamo stare attenti ogni giorno, ogni momento, a quello che il Signore ci chiede attraverso le situazioni, gli avvenimenti e tutti gli eventi dell'esistenza.
Guardando a Maria, anche noi possiamo imparare a metterci in questa disposizione d'animo, almeno nel desiderio, con la consapevolezza che Dio è in noi e che ci parla. La volontà di Dio è quella che occorre mettere al di sopra dei nostri desideri: se aderiamo alla sua volontà, ci troviamo a fare quello che veramente giova per la nostra salvezza, non soltanto per la nostra vita presente ma soprattutto in vista della nostra vita futura.
Quando preghiamo, dobbiamo sempre vedere in Maria la porta che ci fa entrare alla scuola della Sapienza, e quindi alla scuola di Gesù. In questo modo possiamo anche noi continuamente sentirci creati e ricreati da Dio mediante il suo Verbo di vita e possiamo rispondere con gioia: "Eccomi!”.
B) il “Magnificat” di Maria: preghiera degli umili!
Come reagisce Maria alle parole di Elisabetta che la proclama beata? Maria, ricolma di Spirito Santo, intona il più bel canto che mai sia stato elevato a Colui che è la Vita e la Fonte della vita. E in lei canta la Chiesa, canta l'intera umanità redenta, che mediante lei ha già accolto il Salvatore, la gioia della salvezza.
Maria attribuisce subito la beatitudine che Elisabetta ha proclamato alla grandezza di Dio perché ha guardato all’umiltà della sua serva: in lei non c'è mai traccia di orgoglio o vanità, ma riferisce tutto a Dio. Nel suo canto tutta la storia sembra capovolta: quello che il mondo ritiene positivo e da godere, viene qui ribaltato e la vera grandezza è nell'umiltà e non nei progetti o nei pensieri dei superbi, e dichiara vane tutte le altre potenze e la grandezza che gli uomini si attribuiscono, senza prendere in considerazione la potenza di Dio, che invece ha scelto tra i poveri la Madre del Salvatore.
Quelli che erano poveri ed affamati vengono colmati di beni spirituali, mentre i ricchi di beni materiali rimangono a mani vuote.
Le scelte di Dio preferiscono sempre i poveri, gli ultimi e quelli che non contano ed è Lui ad annientare le potenze che si oppongono al credente.
Maria con queste parole perché canta la sorte dell'umanità che cambierà con la venuta del Verbo, che viene per i poveri e gli umili e abbatte le potenze di questo mondo, dichiarandole false ed inefficaci, perché costruite sull'orgoglio, la potenza e l'egoismo.
Il Magnificat dovrebbe proprio essere il canto che si eleva dal nostro cuore al Signore, guardando e contemplando questa umile statuetta che, però, ha in sé la forza dell’amore e della speranza.
Quanti motivi abbiamo per ringraziare il Signore, quante grazie abbiamo ricevuto e riceviamo di cui dobbiamo rendere grazie a Dio! Maria è consapevole di questo e perciò canta il Magnificat. La sua gioia è quindi la gioia di essere stata scelta per dare all'umanità il Verbo della vita, Gesù Salvatore, divenendone strumento docile, sereno e gioioso.
Dove c'è Maria c'è sempre questa pace che da lei traspare, perché è la Madre di Colui che è la pace, e sempre c'è anche la gioia.
In questo splendido Santuario, simbolo di umiltà, di silenzio e di pace, chiediamo al Signore per intercessione di Maria, madre della speranza, di accompagnarci sempre nelle situazioni difficili e nei pericoli della vita, con la sua silenziosa presenza.
Preghiera
O Beata Vergine Maria, veglia su tutte le nostre case, custodisci le nostre famiglie perché in esse fiorisca la vita e i cuori siano uniti nell'amore, nella concordia e nella pace.
Insegnaci a pregare, insegnaci ad ascoltare la Parola per metterla in pratica nella nostra vita quotidiana. Aiutaci, Signore, ad ascoltare la tua Parola con la disposizione che aveva Maria per dire come Lei: “Eccomi, avvenga di me quello che hai detto”.
Amen.
Il nostro annuncio comincia oggi dove viviamo!
ALCUNI PENSIERI E IMPRESSIONI
a cura di padre Rinaldo
Sono rientrato da poche ore dalla Messa esequiale per papa Francesco in piazza san Pietro, alla presenza di una folla immensa di fedeli, sacerdoti, vescovi, cardinali e autorità civili e religiose di tutto il mondo! Impressionante la piazza gremita alla massima capienza fino a tutta via della Conciliazione, per non parlare dei Maxischermo e collegamenti radio-televisivi in mondovisione.
Eppure si è vissuta la celebrazione in un clima di profondo raccoglimento ed emozione; si potrebbe dire che lì era rappresentata tutta l’umanità nelle sue più svariate sfaccettature culturali, religiose, politiche e sociali.
Nonostante la celebrazione fosse nella lingua ufficiale della Chiesa che è il latino, salvo qualche altro testo e preghiere in diverse lingue, si è comunque potuta percepire una religiosa partecipazione di ascolto e devozione.
Quello che mi ha maggiormente colpito a livello emotivo e umano, è stata la consapevolezza di essere alla presenza fisica di numerosi potenti della terra, che in un certo senso questa presenza sembra stridere con la figura e la testimonianza che ha dato papa Francesco: da un lato i potenti che se fossero tutti davvero di buona volontà per il bene dell’umanità intera potrebbero risolvere gli innumerevoli problemi e miserie che abitano il nostro pianeta; dall’altra la vita di un papa che non si è mai stancato di invitare e richiamare i valori della pace, dell’uguaglianza, della giustizia, in difesa degli ultimi e dei più poveri. Saranno state parole al vento oppure qualche goccia di bontà e riconciliazione, soprattutto stamattina, sarà caduta nel cuore di questi potenti? Riascoltando e rileggendo l’omelia del Cardinal Giambattista Re nel suo ripercorrere la vita, i viaggi e i numerosi messaggi lanciati da papa Francesco, mi hanno colpito due aspetti o pensieri che se diventassero realtà potrebbero cambiare davvero il mondo: il continuo invito alla pace e alla cessazione della guerra che purtroppo, anche se “a pezzi”, è ancora presente in tante parti del mondo, e la guerra, ha sempre sostenuto papa Francesco, non è altro che distruzione e morte di persone innocenti e di strutture umanitarie che poi bisogna nuovamente ricostruire, senza parlare dei traumi emotivi e psicologici che abitano il cuore di chi vive in queste situazioni di odio, paura e violenza! L’altro aspetto è il richiamo alla “gioia e misericordia” che il papa nei suoi discorsi e nei suoi scritti ha continuamente sollecitato per migliorare ogni giorno i nostri rapporti umani e religiosi. Sono parole che percorrono tutto il vangelo e la storia sacra del popolo eletto, parabola della storia di ogni persona che ogni giorno si trova immersa in questa “valle di lacrime”.
Personalmente di questo papa che ho avuto l’occasione di incontrare più volte in udienze ed eventi speciali, mi è rimasta impressa la sua capacità di rapportarsi con le persone, con i gruppi, con le varie realtà della Chiesa e nel campo civile, la semplicità del suo linguaggio, fatto spesso di immagini comprensibili anche alle persone più semplici, instancabile nel richiamare alcuni valori fondamentali della vita cristiana, umana, sociale e nella difesa del nostro pianeta, chiamato “casa comune”! Non voglio ripetere ciò che altri personaggi hanno già scritto ed evidenziato meglio di me, ma questi sono solo alcuni spunti che mi sono nati nel cuore in memoria di questo papa che sicuramente lascerà un segno positivo e costruttivo in seno alla Chiesa e all’umanità.
In tutto questo clima che apparentemente sembra negativo per via di queste situazioni allarmanti, non deve venir meno la speranza, tema e messaggio lanciato da papa Francesco in questo Anno Santo per ridare fiducia e serenità a chi ha creduto al suo ministero e alla sua testimonianza di apostolo del Vangelo.
Come religioso, e lui stesso il papa proveniva da una comunità religiosa di Gesuiti, mi restano in cuore le sue parole riportate nella “Lettera ai Consacrati” del 2014, invitandoci a “svegliare il mondo” con la nostra vita fraterna, di preghiera e di dono al Signore, in un atteggiamento di servizio e non di potere sia all’interno della Chiesa che della società.
Non posso che concludere con un suo pensiero toccante per la conversione del cuore di ognuno di noi: “Non abbiate paura di sognare in grande! Non dobbiamo attendere di essere perfetti e di aver fatto un lungo cammino dietro a Gesù per testimoniarlo; il nostro annuncio comincia oggi, lì dove viviamo”.
Esposizione realizzata dal 6 al 13 aprile 2025
con quadri dipinti a olio su tela, con sculture, foto, poesie anche in vernacolo
e messaggi con didascalie presso PALAZZO «MONTI DELLA PIEVE»
BORGOSOTTO DI MONTICHIARI in
collaborazione tra PRO LOCO E PARROCCHIA MARIA IMMACOLATA
La parola chiave del lettore:
Siete occhi che guardano e che sognano!
Continuate a sognare, a inquietarvi, a immaginare parole e visioni che ci aiutino a leggere il mistero della vita umana e orientino le nostre società verso la bellezza e la fraternità universale.
Aiutateci ad aprire la nostra immaginazione perché essa superi gli angusti confini dell’io, e si apra alla realtà tutta intera, nella pluralità delle sue sfaccettature: così sarà disponibile ad aprirsi anche al mistero santo di Dio. Andate avanti, senza stancarvi, con creatività e coraggio!
Papa Francesco