“Carta de navegar” (Por el Tocantins amazónico)
poesia amata da Papa Francesco
“Galleggiano ombre di me, legni morti.
Ma la stella nasce senza rimprovero
sopra le mani di questo bambino, esperte,
che conquistano le acque e la notte.
Mi basti conoscere
che Tu mi conosci interamente,
prima dei miei giorni”.
autore: Pedro Casaldáliga
"Continuate a sognare, a inquietarvi, a immaginare parole e visioni che aiutino tutti a leggere il mistero della vita umana e orientino le nostre società verso la bellezza e la fraternità universale."
Papa Francesco
Grazie Papa Francesco!
Associazione Culturale Dom Adriano Gréa
Padre Lorenzo Rossi Fondatore
Padre Rinaldo Guarisco Presidente
Padre Luigi Franchini Vice
Funerali Papa Francesco 26 aprile 2025
Nell’omelia che segue il cardinale Giovanni Battista Re ha ripercorso gli anni di pontificato di Bergoglio: dalla sua vicinanza agli ultimi ed emarginati, ai suoi viaggi apostolici, ai suoi appelli per la pace, al suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, alla sua attenzione per il nuovo. “È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti”, ha detto. E ancora: “Il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione ci dice quanto il suo intenso pontificato abbia toccato le menti e i cuori”
Omelia del cardinale Giovanni Battista Re
In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto.
A nome del Collegio dei Cardinali ringrazio cordialmente tutti per la vostra presenza. Con intensità di sentimento rivolgo un deferente saluto e vivo ringraziamento ai capi di Stato, ai capi di governo e alle delegazioni ufficiali venute da numerosi Paesi ad esprimere affetto, venerazione e stima verso il Papa che ci ha lasciati.
Il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione, che abbiamo visto in questi giorni dopo il suo passaggio da questa terra all’eternità, ci dice quanto l’intenso Pontificato di Papa Francesco abbia toccato le menti ed i cuori. La sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, Solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua.
Con la nostra preghiera vogliamo ora affidare l’anima dell’amato Pontefice a Dio, perché Gli conceda l’eterna felicità nell’orizzonte luminoso e glorioso del suo immenso amore. Ci illumina e ci guida la pagina del Vangelo, nella quale è risuonata la voce stessa di Cristo che interpellava il primo degli Apostoli: “Pietro, mi ami tu più di costoro?”. E la risposta di Pietro era stata pronta e sincera: “Signore, Tu conosci tutto; Tu sai che ti voglio bene!”. E Gesù gli affidò la grande missione: “Pasci le mie pecore”. Sarà questo il compito costante di Pietro e dei suoi Successori, un servizio di amore sulla scia del Maestro e Signore Cristo che “non era venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti” (Mc.10,45).
Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena. Egli ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita. E lo ha fatto con forza e serenità, vicino al suo gregge, la Chiesa di Dio, memore della frase di Gesù citata dall’Apostolo Paolo: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti, 20,35).
Quando il Card. Bergoglio, il 13 marzo del 2013, fu eletto dal Conclave a succedere a Papa Benedetto XVI, aveva alle spalle gli anni di vita religiosa nella Compagnia di Gesù e soprattutto era arricchito dall’esperienza di 21 anni di ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Buenos Aires, prima come Ausiliare, poi come Coadiutore e in seguito, soprattutto, come Arcivescovo. La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi. Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati.
È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa. Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”. Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa.
Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni, Papa Francesco ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo della globalizzazione, e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato. Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito ad un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali.
Il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo Pontificato, diffondendo, con una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo, che è stata il titolo della sua prima Esortazione Apostolica Evangelii gaudium. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio. Filo conduttore della sua missione è stata anche la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte. Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come “ospedale da campo” dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite.
Innumerevoli sono i suoi gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi. Costante è stata anche l’insistenza nell’operare a favore dei poveri. È significativo che il primo viaggio di Papa Francesco sia stato quello a Lampedusa, isola simbolo del dramma dell’emigrazione con migliaia di persone annegate in mare. Nella stessa linea è stato anche il viaggio a Lesbo, insieme con il Patriarca Ecumenico e con l’Arcivescovo di Atene, come pure la celebrazione di una Messa al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, in occasione del suo viaggio in Messico. Dei suoi 47 faticosi Viaggi Apostolici resterà nella storia in modo particolare quello in Iraq nel 2021, compiuto sfidando ogni rischio. Quella difficile Visita Apostolica è stata un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’ISIS. È stato questo un Viaggio importante anche per il dialogo interreligioso, un’altra dimensione rilevante della sua opera pastorale. Con la Visita Apostolica del 2024 a quattro Nazioni dell’Asia-Oceania, il Papa ha raggiunto “la periferia più periferica del mondo”.
Papa Francesco ha sempre messo al centro il Vangelo della misericordia, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci: Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via. Volle il Giubileo Straordinario della Misericordia, mettendo in luce che la misericordia è “il cuore del Vangelo”. Misericordia e gioia del Vangelo sono due parole chiave di Papa Francesco. In contrasto con quella che ha definito “la cultura dello scarto”, ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà. Il tema della fraternità ha attraversato tutto il suo Pontificato con toni vibranti. Nella Lettera Enciclica “Fratelli tutti” ha voluto far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità, perché tutti figli del medesimo Padre che sta nei cieli. Con forza ha spesso ricordato che apparteniamo tutti alla medesima famiglia umana.
Nel 2019, durante il viaggio negli Emirati Arabi Uniti, Papa Francesco ha firmato un documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune”, richiamando la comune paternità di Dio. Rivolgendosi agli uomini e alle donne di tutto il mondo, con la Lettera Enciclica Laudato si’ ha richiamato l’attenzione sui doveri e sulla corresponsabilità nei riguardi della casa comune. “Nessuno si salva da solo”. Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevata la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta. “Costruire ponti e non muri” è un’esortazione che egli ha più volte ripetuto e il servizio di fede come Successore dell’Apostolo Pietro è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni.
In unione spirituale con tutta la Cristianità siamo qui numerosi a pregare per Papa Francesco perché Dio lo accolga nell’immensità del suo amore. Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi ed i suoi incontri dicendo: “Non dimenticatevi di pregare per me”. Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza."
Alzatevi e andate!
Vi suggerisco due verbi, pratici perché materni: due verbi di movimento che animavano il cuore giovane di Maria, Madre di Dio e nostra. Lei, per diffondere la gioia del Signore e aiutare chi era nel bisogno, “si alzò e andò”. Alzarsi e andare. Non dimenticare questi due verbi che la Madonna ha fatto prima di noi.
Papa Francesco
"Il tuo sguardo su di me , Maria,
mi aiuti ad essere semplice, una che si dimentica , una che vuole perdersi nella
disponibilità di chi sa di esistere, da sempre, soltanto come un pensiero d’amore."
Paul Claudel
Soprattutto tacque Maria davanti alle parole degli altri
“silenziosamente tutto serbava nel suo cuore”. Quando tutto sembra vanificarsi e risultare inutile di fronte ai potenti di turno, Maria apre Lei la strada del suo Figlio Gesù. La tattica di Dio quando ha voluto manifestarsi al mondo è stato quello di scegliere una persona o un piccolo gruppo di persone, inadeguate, incapaci, ma ricche di fede e di speranza e di fare le cose grandi dell’Onnipotente.
Tuo il nostro cuore
La Tua Associazione
Il nostro Fare consisterà nell'Essere!
"L’apostolo è colui che diventa annuncio. La persona che risuona con la realtà, che vibra con la Parola, per cui la Parola in lui prende corpo.
La Parola che viene perché prende carne."
"Il compito di noi cristiani è essere nella propria vita inviati itineranti vivendo con lo scopo preciso di far parte con la nostra adesione al disegno di Dio. Viviamo il mistero attraverso le nostre scelte l'incontro con il Signore diffondendo la gioia della sua Resurrezione!
La nostra Associazione vive un meraviglioso cammino di preghiera, studio e ricerca formandoci secondo lo spirito di fraternità e a una vicendevole edificazione proprio secondo l'ideale di Dom Adriano Grea. In tutto il mondo possiamo far conoscere la bellezza della sua Opera e trasmettere il suo messaggio di santità attraverso la nostra vita di sacerdoti e laici
Padre Lorenzo Rossi Fondatore Associazione Culturale Dom Adriano Grea
Presidente Padre Rinaldo Guarisco
Vice Padre Luigi Franchini
Come nostra piccola testimonianza di Associazione culturale Dom Grea, desideriamo esprimere il nostro GRAZIE a Padre Lorenzo Rossi, fondatore della nostra Associazione, proprio come lui avrebbe desiderato insieme, uniti come un coro di lode al Signore per aver avuto il dono della sua esistenza, del suo camminare con noi.
Il più bel messaggio che desideriamo trasmettere in suo nome è il nostro sguardo, i nostri passi colmi della luce di Dio da trasmettere al mondo, incarnando così questa profonda Speranza con la nostra stessa vita proprio come ha fatto Padre Lorenzo. Padre Lorenzo ha aperto il varco facendoci comprendere fino in fondo che la vocazione procede di pari passo con l'incontro con Dio, non è un regalo prefabbricato. La scoperta di Dio è al tempo stesso un impegno in direzione di un nuovo stile di vita intessuto con cura nella quotidianità, è una visione della propria esistenza che respira nel cuore di Dio e trabocca di gioia del credere. Colui che scopre Dio e che è abbagliato da lui, non possiede un cammino già tracciato in anticipo, non è un itinerario ben disegnato con tappe definite, vivrà momenti bui e difficolta', ma non perderà mai l'orientamento dello sguardo e lo custodirà fino in fondo nutrendosi del Dio esistente, il Dio vivente, il Dio amante, gli altri dalla sua luce vedranno e pregheranno e saranno portati verso lo splendore della stessa verità. Padre Lorenzo ci ha indicato la strada con la preghiera, con lo studio, con momenti di fraternità e soprattutto, sognando sempre nuovi itinerari, incarnando questa visione e condividendola, trasmettendoci il profondo messaggio di Dom Grea: realizzare la propria umanità e l'umanità di tutti. È dare carne alla Parola, Parola che si fa storia tramite noi battezzati, sacerdoti ( come i nostri cari Padri Cric ) e laici immersi nella bellezza della vita religiosa, in un'esistenza piena con lo sguardo innamorato di Dio verso lo stesso Orizzonte. "Tempo è di unire le voci e di fonderle insieme e lasciare che la grazia canti e ci salvi la bellezza" David Maria Turoldo.
Per concludere le parole molto significative del nostro Padre Lorenzo:
"Darei sempre meno importanza di essere io religioso rispetto a chi ha formato una famiglia o a qualsiasi altra scelta, penso che nelle varie scelte quello che conta è essere tutti testimoni di un Amore, di una verità. Sempre più si affaccia l'idea che non c'è uomo al mondo che non debba sentirsi quasi come un incaricato speciale di trasmettere e di vivere questa testimonianza di Amore qualsiasi cosa abbia deciso di fare, in qualsiasi scelta abbia questo proposito nel cuore.Sentire nel cuore questa fedelta' essere testimoni della Speranza, del dono che Dio ci ha fatto."
Con gratitudine e affetto
Associazione Culturale Dom Grea
“Dio è lode e canta in se stesso,nel segreto della sua vita,un inno eterno che non è altro se non l’espressione stessa delle sue perfezioni nel suo Verbo e il soffio del suo amore.Quando nella sua sapienza e bontà ha creato l’universo,egli ha donato come un’eco a questo cantico eterno”
Dom Adrien Grea
L’esperienza di Dom Grea è un meraviglioso cammino che non può essere imprigionato in fasi circoscritte. Il sogno di Dom Grea è intessuto nel disegno di Nostro Signore.
L’opera principale di Dom Grea “De l’Eglise” è profondamente intrecciata alla storia delle sue comunità e quest’ultime a essa. E la sua opera appunto è il riflesso del suo sogno generato dal Disegno di Dio. Scorre tra le righe della sua opera letteraria principale la sua visione di santità, passo dopo passo.. nel Suo passo. La sua visione di santità è avvertita in relazione al clero diocesano. Le chiese particolari sono diramazione terrene della Chiesa universale riflesso trinitario. Noi suoi discepoli chiamati a vivificare le realtà delle chiese particolari di cui facciamo parte. Facendo della nostra vita una lode a Dio senza sosta. Chiamati a un’esistenza luminosa, espressione liturgica di quell’amore che ci ha amati ancora prima della nostra nascita. Chiamati a un dialogo ininterotto con Lui attraverso la preghiera, penitenza, digiuno e partecipazione all’eucarestia. Attraverso una vita contemplativa. Lui ascolta noi e noi Lui. Un ritaglio di Cielo intessuto insieme.
Una santità che infatti richiama ciascuno di noi a rispondere a dire il nostro Si. Ciascuno, nel proprio cammino di battezzati. Indipendentemente dall’essere religiosi o laici ognuno con l’amore a piene mani. E’ una Chiesa quella che Dom Grea sogna fatta sulle orme di ognuno come anticipazione, riflesso di quello che ci attende quando ci ricongiungeremmo con il Signore.
Sommario Cronologico di Dom.Marie-Etienne-Adrien Grèa.Fondatore dei Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione(tratto da documenti inediti di Dom Harduin du Parc 1879-1976)
Nato a Lons-Le Saunier il 18 Febbraio 1828
Prende la sua licenza in diritto civile,nel 1847
Risulta primo de l’Ecole de Chartes,l’8 aprile 1850
Ordinato sacerdote a Roma,il 20 settembre 1856
Edmond Monnier,suo zio,aveva inaugurato una cappella dedicata all’ Immacolata Concezione,nella fonderia di Baudin(Jura) il 1 ottobre 1854
Adrien Grea diviene assistente di Baudin 1856-1862 e vi fonda una scuola (Maitrise) in uno stile liturgico.
Vicario Generale 1863-1880
Trasferimento dalla Maitrise a St Claude nel 1865
Fa i voti privati con i suoi primi discepoli 1866
Pio IX accorda una benedizione autografa al progetto di restaurazione dei Canonici regolari,20 luglio 1870
Primi voti semplici nelle mani di Mons Nogret,la prima approvazione della Congregazione nella forma di Istituto Diocesano 8 settembre 1871
Decreto di Lode “Pluribus adhuc”8 aprile 1876
Fondazione dell’Abbazia di Sant’Antonio 30 settembre 1896
Passaggio dell’autorità al Reverendo Padre Delaroche,con i decreti del 26 gennaio e del 6 maggio 1907
Approvazione delle Costituzioni ad septen 10 ottobre 1908
Approvazione delle Costituzioni in perpetuum 11 febbraio 1913
Breve pontificio 11 febbraio 1913
Santa morte di Dom Adriano Grea 23 febbraio 1917
Marie Etienne Adrien Grea nacque a Lons le Saunier il 18 Febbraio 1828. Fu battezzato il 27 Febbraio nella Chiesa des Cordeliers. La famiglia poi si stabilisce a Besancon.
“L’aumonerie” (1856-1862)
Il 13 gennaio 1856 a Saint Claude prende gli ordini minori da Mons. Mabile. Il 20 settembre dello stesso anno è ordinato sacerdote avendo compiuto gli studi teologici sotto la guida di E. Hiron. Ritorna in Francia e a Baudin, nella diocesi di Saint Claude esercita il suo sacerdozio tra gli operai della officina appartenente allo zio materno e crea una maitrise, cioè una scuola di educazione religiosa ed iniziazione liturgica per bambini.
“ Aveva compreso che la liturgia,l’officio pubblico della Chiesa è il più potente mezzo di santificazione del popolo fedele, alla condizione ben inteso di essergli ben esposto e spiegato ( Mr Grevy il suo primo biografo)
“ E’ alla consacrazione di Notre Dame che devo la mia vocazione” Dom Grea (pag 39)
Nel 1863 è vicario generale del vescovo a Saint Claude, dove resta 18 anni. Rifiuta la nomina all’episcopato.
La maitrise di Baudin si era trasportata a Saint Claude nel 1865.
L’8 settembre 1871 Dom Grea con quattro compagni pronuncia i voti solenni nelle mani del vescovo di Saint Claude, che approva le loro regole ed istaura il servizio corale di giorno e di notte.
Nel 1876 Pio IX accorda il decreto di lode ai canonici regolari dell’Immacolata Concezione”. Il 12 marzo 1887 Leone XIII approvò e confermò l’istituto, rimandando in un momento più opportuno e l’approvazione delle costituzioni non complete. La comunità crebbe a più di 80 membri. Ciò che caratterizzava questa comunità era l’azione liturgica, lo spirito di penitenza e lo studio
La vita comune a Saint Claude
“ Siate nella pace di Dio amatevi teneramente gli uni gli altri e lavorate per avanzare tutti nel cammino della perfezione..”
Nel 1890 al seguito di difficoltà sorte con il clero della cattedrale di Saint Claude,la comunità di Dom Grea si traferisce a Saint Antoine, diocesi di Grenoble.
Qui si orienta con una grande comunità a cui erano legati piccoli priorati, i cui religiosi conservavano stretto rapporto con la casa centrale.
Il 30 settembre 1896 un decreto della congregazione dei vescovi e religiosi eresse il monastero dei canonici regolari di Saint Antoine in abbazia e Grea ricevette il titolo di abate.
Si aprirono fondazioni oltre al Canada, in Francia, Svizzera, Scozia ( Perù, Inghilterra e Italia più tardi)
Le impressioni di Dom Romain “ Dom Grea mi fa respirare e trovo qui un profumo di principi, di tradizioni e di vista monastica che mi ricordano i miei bei giorni di La Pierre qui Vire e i primi secoli dell’ordine monastico” (pag 102)
Nel 1900” Sono cinquanta. La comunità va molto bene,da ammirare..il quadro è interessante.. lo amiamo veramente. Il canto è dolce,così lieve e scorrevole.”
Dom Grea si trasferisce a Rotalier,il castello di famiglia nel comune di Sainte Agnes vicino a Lons le Saunier.
“ Dappertutto, dice il canonico Grevy, trasmetteva la sua dolcezza e la sua santa parola, rimase ciò che è sempre stato, disponibile e amabile con tutti”
Il castello Grea a Rotalier
Morte 23 Febbraio 1917
Mgr Maillet concluse la sua orazione dicendo “ Abitanti di questa parrocchia di Sainte Agnes siate fieri,circondatelo di onore e preghiere… Pregate per il riposo della sua anima. Supplicatelo di usare in vostro favore il suo potere presso Dio, ricorrete con fiducia alla sua intercessione”
Nelle sera prima di ritirarsi definitivamente i suoi figli al momento di inginocchiarsi sulla sua tomba ebbero l’impressione come riporta Dom de la Venna “ emanava un profumo straordinario di pace, di fiducia soprannaturale, di gioia”.