Desidera questa luce!

Dal Sermone 272 di Sant’Agostino Sul Corpus Domini

 

Ciò che dunque vedete è pane e vino; ed è ciò che anche i vostri occhi vi fanno vedere: ma la vostra fede vuol essere istruita, il pane è il corpo di Cristo, il vino è il sangue di Cristo. Veramente quello che è stato detto in poche parole forse basta alla fede: ma la fede desidera essere istruita. Dice infatti il profeta: Se non crederete, non capirete (Is 7,9). Infatti voi potete dirmi: «Ci hai insegnato a credere, fa` in modo che noi comprendiamo». Nel proprio animo qualcuno può pensare: «Sappiamo che Nostro Signore Gesú Cristo nacque da Maria Vergine. Da bambino fu allattato, nutrito; quindi crebbe, divenne giovane, fu perseguitato dai Giudei, fu messo in croce, morí in croce, fu deposto dalla croce, fu sepolto, il terzo giorno risuscitò come aveva stabilito, salí in cielo; come è asceso cosí verrà a giudicare i vivi e i morti; quindi ora siede alla destra del Padre: come può il pane essere il suo corpo? E il calice, ossia il vino che il calice contiene, come può essere il suo sangue?». Ma queste cose, fratelli, si chiamano Sacramenti, poiché in essi una cosa si vede, un`altra si intende. Ciò che si vede ha un aspetto corporeo, ciò che si intende ha sostanza spirituale. Se dunque vuoi farti una idea del corpo di Cristo, ascolta l`Apostolo che dice ai fedeli: Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra (1Cor 12,27). Perciò se voi siete il corpo e le membra di Cristo, il vostro mistero risiede nella mensa del Signore: voi accettate il vostro mistero. A ciò che siete voi rispondete Amen, e cosí rispondendo voi l`approvate. Infatti tu senti: «Il Corpo di Cristo»; e rispondi Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia vero quell`Amen. Perché dunque nel pane? Qui non aggiungiamo nulla di nostro, ascoltiamo sempre lo stesso Apostolo che, parlando di questo sacramento, dice: Poiché c`è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo (1Cor 10,17): comprendete e gioite; unità, verità, pietà, carità. Un pane solo: che cos`è questo solo pane? Pur essendo molti siamo un corpo solo. Ricordatevi che il pane non si ottiene da un solo chicco di grano, ma da molti. Quando venivate esorcizzati era come se foste macinati. Quando siete stati battezzati, come se foste impastati. Quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito Santo, come se foste cotti. Siate ciò che vedete e accettate quello che siete. Questo ha detto del pane l`Apostolo. Quindi quello che intendiamo col calice, anche se non è stato detto, lo ha mostrato sufficientemente. Infatti come molti chicchi si fondono in uno solo per avere la forma visibile del pane, cosí avvenga ciò che la Sacra Scrittura dice dei fedeli: Essi avevano un cuor solo e un`anima sola rivolti verso Dio (At 4,32): ed è così anche per quanto riguarda il vino. Fratelli, ricordate da che cosa si ricava il vino. Molti sono i chicchi che pendono dal grappolo, ma poi tutti si mescolano in un solo liquido. Cristo Signore ha voluto che noi fossimo così, ha voluto che noi gli appartenessimo, ha consacrato alla sua mensa il mistero della pace e della nostra unità. Chi accoglie il mistero dell`unità, ma non mantiene il vincolo della pace, non accoglie il mistero in suo favore, ma una prova contro di sè.

 

 

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 Santa Trinità donaci vita

 

Sant'Agostino

 

 

L'anima mia vi adora, il mio cuore vi benedice e la mia bocca vi loda, o santa ed indivisibile Trinità: Padre Eterno, Figliuolo unico ed amato dal Padre, Spirito consolatore che procedete dal loro vicendevole amore.

 

 

 

O Dio onnipotente, benché io non sia che l'ultimo dei vostri servi ed il membro più imperfetto della vostra Chiesa, io vi lodo e vi glorifico.

 

 

Io vi invoco, o Santa Trinità, affinché veniate in me a donarmi la vita, e a fare del mio povero cuore un tempio degno della vostra gloria e della vostra santità. O Padre Eterno, io vi prego per il vostro amato Figlio; o Gesù, io vi supplico per il Padre vostro; o Spirito Santo, io vi scongiuro in nome dell'Amore del Padre e del Figlio: accrescete in me la fede, la speranza e la carità. Fate che la mia fede sia efficace, la mia speranza sicura e la mia carità feconda. Fate che mi renda degno della vita eterna con l'innocenza della mia vita e con la santità dei miei costumi, affinché un giorno possa unire la mia voce a quella degli spiriti beati, per cantare con essi, per tutta l'eternità: Gloria al Padre Eterno, che ci ha creati; Gloria al Figlio, che ci ha rigenerati con il sacrificio cruento della Croce; Gloria allo Spirito Santo, che ci santifica con l'effusione delle sue grazie.

 Onore e gloria e benedizione alla santa ed adorabile Trinità per tutti i secoli. Così sia.

Discorso 272/B augm.

 

 

DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SULLA PENTECOSTE

 

La Pentecoste, festa della novità cristiana.

1. Ritengo che voi, carissimi, ben sappiate che oggi la Chiesa celebra la discesa dello Spirito Santo. Il Signore infatti aveva promesso ai suoi apostoli che avrebbe mandato loro lo Spirito 1, e in conformità con la sua attendibilissima parola, egli adempì la promessa. E se la resurrezione del Signore rafforzò nei seguaci la fede nella divinità di colui che si fece uomo per la nostra salvezza, ancor più questo fece la sua ascensione al cielo, e raggiunse la pienezza e la perfezione con il dono dello Spirito Santo, che egli mandò [dal cielo] e riempì i discepoli. Diventati otri nuovi, essi poterono contenere il vino nuovo 2; e per questo motivo, siccome parlavano in [diverse] lingue, si disse che erano ubriachi e pieni di vino nuovo 3. Le parole degli ascoltatori furono testimonianza dell'affermazione del Signore, riferita dalla Scrittura, che aveva detto: Nessuno mette il vino nuovo in otri vecchi 4. Ora per questi otri nuovi egli stava preparando il vino nuovo. Essi furono otri vecchi finché nei riguardi di Cristo ebbero opinioni carnali. Nell'ambito di " otre vecchio " rientrava quell'espressione che l'apostolo Pietro in preda al timore per la morte di Cristo ebbe a pronunciare pensando che egli sarebbe finito come tutti gli altri uomini. A lui però il Signore replicò: Va' lontano da me, satana! Tu mi sei di scandalo 5. Questa riluttanza di Pietro faceva parte della sua condizione di otre vecchio; ma ecco che il Signore risuscitò e si mostrò ai discepoli. Essi toccarono ciò che nel pianto avevano visto pendere dalla croce 6: erano davanti ai loro occhi vive quelle membra che piangendo avevano viste morte e sepolte. Furono fortificati nella fede e credettero in lui. Poi ecco che egli ascende in cielo e comanda loro di riunirsi in un unico luogo e lì aspettare fino a quando non avesse inviato loro quel che aveva promesso 7. Si radunarono dunque in un luogo e pregando attesero il compimento della promessa. In tal modo deposero l'antico e si rivestirono del nuovo 8. Divenuti capaci [del dono divino], essi il giorno della Pentecoste ricevettero lo Spirito Santo. Ecco il motivo per cui noi celebriamo il grande mistero odierno e facciamo festa in questo giorno celeberrimo. Vogliate pertanto considerare, santi fratelli, il grande accordo esistente fra le Scritture del vecchio e del nuovo Testamento. Nel primo la grazia veniva promessa, nel secondo è data; nel primo era simboleggiata, nel secondo raggiunge la completa pienezza. Vien da pensare a un artefice che intende costruire delle figure con un metallo, ad esempio con il bronzo o l'argento. Prima della fusione compone la forma in cera, e questa prima composizione provvisoria diventa un passaggio per la necessaria forma definitiva: l'artista cioè compone quelle prime forme per poi riempirle. Allo stesso modo il Signore disegnò tutto in forme figurative e le diede al popolo nel vecchio Testamento, ma poi svuotò quelle forme e nel darle al nuovo popolo, le riempì con una perfettissima infusione. Vogliate dunque, santi fratelli, considerare con un'attenzione un po' più impegnata quali sono state le antiche forme rappresentative e quale la loro realizzazione nel giorno della Pentecoste. Vale la pena considerarle con attenzione. Si apprende con frutto più abbondante quella parola che si ascolta con attenzione particolare. Siate anche voi, è evidente, degli otri nuovi per poter contenere il vino nuovo a voi servito dal nostro ministero. 9

 

La Pentecoste dei Giudei e la Pentecoste cristiana.

2. Spesso ci si chiede: " Se noi celebriamo la Pentecoste per la discesa dello Spirito Santo, per qual motivo la celebrano i giudei? ". Infatti anche i giudei celebrano la Pentecoste. Lo avete ascoltato voi che questa mattina eravate presenti alla lettura del libro di Tobia, che vi è stata proclamata nella memoria del beato Teogene. Ivi è detto che nel giorno di Pentecoste [Tobia] si preparò un pranzo invitando alcuni suoi compatrioti che, essendo timorati del Signore, erano degni di partecipare alla sua mensa. Dice: Nel giorno di Pentecoste, che è il più santo della settimana 10. Infatti sette per sette fa quarantanove: al quale numero si aggiunge l'uno per significare l'unità e così poter tornare al principio. L'unità infatti dà coesione a tutta la moltitudine; e mentre la moltitudine se non è cementata dall'unità è un agglomerato di gente rissosa e litigiosa, se invece è concorde forma un'anima sola. Lo afferma la Scrittura, la quale, parlando di coloro che avevano ricevuto lo Spirito Santo, dice che avevano un'anima sola e un cuore solo protesi verso Dio 11. Così essi diventano il cinquanta, cioè il mistero della Pentecoste. Ma allora perché celebrano la Pentecoste i giudei se non perché nella loro celebrazione era contenuta una qualche figura? Statemi attenti! Voi sapete che presso i giudei si uccideva un agnello e così si celebrava la pasqua, come figura della Passione del Signore, che sarebbe avvenuta in seguito. Non c'è cristiano che ignori quanto vi sto dicendo. Sapete anche che fu loro comandato di trovarsi un agnello fra le capre e tra le pecore 12. Ma come si può trovare un agnello tra le capre e tra le pecore? Quel comando però, in se impossibile, stava ad annunziare una possibilità che si sarebbe realizzata nel nostro Signore Gesù Cristo, il quale secondo la carne nacque dalla stirpe di Davide 13, e trae origine da peccatori e da giusti. Nella genealogia del Signore, secondo le generazioni riportate dagli evangelisti 14, trovi molti peccatori e molti giusti. Chiamò infatti anche costoro, cioè i peccatori, essendo venuto servendosi anche di peccatori; e da giusti e da peccatori raduna oggi la sua Chiesa, riservandosi di mandare i giusti nel Regno dei cieli, separando [da loro] i peccatori che si ostinano nel peccato e nella malvagità. Ad ogni modo egli, venuto per caricarsi dei nostri peccati, non ha esitato a trarre origine da peccatori. Ma in questo, cioè riguardo alla sua genealogia, ci son molte cose misteriose, che, se Dio ce ne concederà il tempo, spiegheremo alla santità vostra; adesso dobbiamo tornare all'argomento che ci proponevamo di trattare.

 

La legge mostra il peccato, la grazia lo cancella.

3. Riguardo al giorno della Pentecoste, stavamo esponendo il motivo per cui lo celebrano anche i giudei. Essi uccidono l'agnello, l'agnello pasquale. E, come loro, così anche noi celebriamo la pasqua nella quale fu ucciso l'Agnello immacolato e senza colpa 15: quell'Agnello al quale Giovanni rese testimonianza dicendo: Ecco, l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo 16. In memoria della sua passione noi celebriamo la pasqua. Ai giudei fu datala legge [che si basa] sul timore, ai cristiani viene dato lo Spirito Santo, fonte di grazia. Spinti dal timore essi non furono in grado di adempiere la legge, anzi proprio a causa della legge divennero trasgressori. La legge è contenuta nei cinque libri, come cinque erano i portici che circondavano la piscina di Salomone 17: i quali potevano, sì, accogliere i malati ma non ne potevano guarire neppure uno. I cinque portici accoglievano gli infermi, che però rimanevano distesi lì dov'erano. Allo stesso modo nessuno veniva risanato mediante quei libri. Perché nessuno? Per la superbia. Convinti di poter adempiere il precetto con le loro sole forze, non riuscirono ad adempirlo, e così la legge divenne loro avversaria: per essa divennero trasgressori, e tali rimasero finché non proruppero nel grido del quale anche questa mattina abbiamo parlato alla vostra santità: Uomo miserabile che altro non sono! Chi mi libererà da questo corpo mortale? La grazia di Dio per l'opera di Gesù Cristo nostro Signore 18. Dunque, la legge smaschera i trasgressori, la grazia li libera dalla colpa; la legge minaccia, la grazia attira; la legge tende a punire, la grazia assicura il perdono. Nondimeno le cose prescritte nella legge sono identiche a quelle prescritte nella grazia; e per questo si dice che la legge fu scritta con il dito di Dio 19. Così infatti troviamo scritto.

 

Lo Spirito Santo, dito di Dio.

4. Cerchiamo nel Vangelo cosa sia il dito di Dio, e lo troveremo. Che significa " dito di Dio "? Nella verità delle cose infatti Dio non ha questo membro corporale come lo abbiamo noi. Ma per caso egli avrà la vista da una parte e non dall'altra?, o di lui si potrà forse delimitare la forma delle membra, mentre egli è tutto in ogni luogo ed è presente dinanzi a tutti? Cos'è dunque il dito di Dio? Lo Spirito Santo. Statemi attenti! Come lo dimostriamo? Dal Vangelo. C'è infatti un passo in cui quello che un evangelista dice in figura un altro lo dice in forma esplicita. È quel passo del Vangelo dove i giudei affermano che il Signore cacciava i demoni in nome di Beelzebub 20. Rispondendo il Signore disse: Se io scaccio i demoni nel dito di Dio, è certamente giunto a voi il Regno di Dio 21. Un altro evangelista riferisce lo stesso avvenimento dicendo: Se io [faccio questo] nello Spirito Santo, vuol dire che è giunto a voi il Regno di Dio 22. Siccome dunque un evangelista parla di " dito di Dio ", ecco che l'altro chiarisce l'espressione mostrandoci che " dito di Dio " è lo Spirito Santo, per cui in Dio non dobbiamo cercare dita carnali ma comprendere il motivo per cui con il nome " dito " si designa lo Spirito Santo. È perché ad opera dello Spirito Santo gli apostoli ricevettero la diversità dei doni 23, ed è nelle dita che la mano appare in forma diversificata, tant'è vero che con le dita si fa il conto e la spartizione. Ma allora perché i giudei celebrano la Pentecoste? Mistero grande e veramente stupendo, fratelli! Imprimetevi nella mente che nel giorno della Pentecoste i giudei ricevettero la legge, scritta con il dito di Dio, e nello stesso giorno di Pentecoste discese lo Spirito Santo.

 

Con il dito di Dio fu scritta la legge.

5. Occorre determinare la natura della legge [del Signore]. I giudei la ricevettero in tavole di pietra, e con ciò si raffigurava la durezza del loro cuore, ma essa era scritta con il dito di Dio 24, e pertanto tutte le prescrizioni contenute nella legge obbligano anche i cristiani. Ora però, come dice l'Apostolo, non sono scritte in tavole di pietra ma nelle tavole del cuore che sono di carne 25. Ecco dunque la differenza: la legge finché rimase scritta nei cuori induriti dei giudei, non fu osservata; la stessa legge, data ai cristiani, trova cuori dotati di fede e così diventa facile e dura in eterno. Essi erano pietra; invece i cuori dei cristiani erano terreno fertile, quindi furono in grado di produrre frutti 26. Ci rifacciamo al Vangelo, quando al Signore fu presentata quella donna che era stata sorpresa nell'adulterio. Stando alla legge, i giudei la volevano lapidare 27, il Signore invece voleva solo che non continuasse a peccare, pronto a perdonarle il peccato commesso. E a coloro che volevano colpirla con le pietre, mentre erano loro stessi di pietra, disse: Chi tra voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei 28. Detto questo chinò il capo e con il dito cominciò a scrivere in terra; ma quei tali, esaminando la propria coscienza, se ne andarono uno dopo l'altro, dal più anziano al più giovane, e rimase lì soltanto la donna 29. Il Signore alzò il capo e le disse: Cos'è questo, donna? Nessuno ti ha condannata? Rispose: Nessuno, Signore. E il Signore: Nemmeno io ti condanno. Va' e non peccare più 30. Cosa significava questa larghezza nel perdonare? La grazia. E quella durezza che cosa significava? La legge data su pietre. Per questo il Signore scriveva con il dito 31, ma scriveva in una terra da cui poteva raccogliere frutti! Se al contrario si semina qualcosa sulla pietra, la pianta non viene fuori perché non può mettere le radici 32. Distingui dunque dito di Dio e dito di Dio: il dito di Dio con cui fu scritta la legge e il dito di Dio che è lo Spirito Santo.

 

Nel giorno di Pentecoste fu data la legge, nel giorno di Pentecoste venne lo Spirito Santo.

6. Nel giorno di Pentecoste fu data la legge, nel giorno di Pentecoste venne lo Spirito Santo. Ma vi avevamo promesso di dimostrarvi come i giudei ricevettero la legge cinquanta giorni dopo la Pasqua, che anche noi celebriamo. Tieni presente al riguardo che ad essi fu ordinato di uccidere l'agnello per la celebrazione della Pasqua il quattordici del primo mese 33. Mettendo nel computo lo stesso giorno quattordici in cui comincia la Pasqua, di quel mese restano diciassette giorni. Si arrivò quindi al deserto, al luogo dove fu data la legge; e la Scrittura si esprime così: Nel terzo mese da quando il popolo era stato condotto fuori dall'Egitto 34 il Signore parlò a Mosè dicendo che quanti avrebbero ricevuto la legge si purificassero in vista del terzo giorno, nel quale sarebbe stata data la legge 35. Dunque all'inizio del terzo mese si ingiunge di purificarsi per il terzo giorno; e comincia la Pasqua... Statemi attenti, perché non succeda che i numeri vi portino, per così dire, fuori pista e addensino nubi sul vostro intelletto. Per quanto ci è possibile, con l'aiuto del Signore vogliamo chiarirvi la cosa. Se mi sosterrete con la vostra attenzione, scorgerete fraternamente quel che intendo dirvi; se questa attenzione mancherà, quanto io vi dirò vi rimarrà oscuro anche se ve lo esponessi nella forma più elementare. Or dunque, ecco che per [celebrare] la Pasqua si fissa il quattordici del mese e si prescrive la purificazione per ricevere la legge, data sul monte e scritta con il dito di Dio 36, quel dito di Dio che è lo Spirito Santo. Ricordatevi di questo. Ve lo abbiamo dimostrato in base al Vangelo. Per la purificazione si fissa il terzo giorno del terzo mese. Al primo mese dunque togli dodici [giorni] per cominciare con il quattordicesimo: ne restano diciassette. Se a questi aggiungi l'intero secondo mese arrivi a quarantasette, e se prosegui contando dal giorno stesso della purificazione per arrivare al terzo giorno, ecco che si ha cinquanta. È quanto mai chiaro, lampante : i giudici ricevettero la legge nel giorno di Pentecoste.

 

Lo Spirito Santo rende soave il giogo di Cristo.

7. Essendo induriti, [la legge] fu per loro un gravame; essendo induriti, fu per loro un peso. Viene però il Signore arrecando la grazia, e grida: Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime. Poiché il mio giogo è soave e il mio carico leggero 37. Come mai il suo giogo è soave? La legge minaccia, egli attira; la legge dice: " Se non fai questo o quello, io ti punirò "; Cristo dice: " Qualsiasi peccato abbia tu fatto, io te lo perdono; d'ora in avanti guàrdati dal peccare 38 ". Pertanto il suo giogo è soave, il suo peso leggero 39. Occorre però che noi diventiamo otri nuovi 40 e, rivolti con l'animo verso di lui, ne attendiamo la grazia. Saremo copiosamente riempiti di Spirito Santo e attraverso lo Spirito santo verrà in noi la carità. In tal modo saremo riscaldati dal vino nuovo e ci inebrieremo al suo calice scintillante e colmo di ebbrezza 41, al punto che dimenticheremo le cose terrene che prima ci tenevano schiavi. In questo modo se ne dimenticavano i martiri quando si avviavano al supplizio. Dimenticavano i figli e le mogli, dimenticavano i genitori anche quando si cospargevano la testa di polvere e perfino le madri che dinanzi a loro scoprivano il seno e rinfacciando il latte che avevano succhiato, tentavano di distoglierli dal cibo [della vita]. Tutto essi dimenticavano, e non badavano nemmeno ai loro cari. Perché ti stupisci se il martire non si ferma a considerare i propri familiari? È un ubriaco. Ma ubriaco di che? Di carità. E la carità da dove gli è venuta? Dal dito di Dio, dallo Spirito Santo, da colui che discese il giorno di Pentecoste.

 

La carità, donata dallo Spirito Santo, adempie la legge.

8. Come dimostriamo che si adempie la legge mediante la carità, dono dello Spirito Santo 42? Lo dice l'Apostolo: Pieno adempimento della legge è la carità 43; e in un altro passo: L'amore del prossimo non opera il male 44. Infatti i precetti " Non commettere adulterio ", " non rubare ", " non uccidere ", " non desiderare " e tutti gli altri si compendiano in questa parola: " Amerai il prossimo tuo come te stesso 45 ". Ecco perché la carità adempie la legge 46. E come dimostriamo che la carità proviene dallo Spirito Santo? Ascolta l'Apostolo che dice: Noi ci gloriamo della tribolazione 47. Sottoposti a tribolazione i giudei venivano costretti ad adempiere la legge, ma non vi riuscivano; i cristiani dalle tribolazioni non venivano allontanati dalla legge ma piuttosto sospinti a correre verso la legge. Badate a ciò che dico, fratelli. Ai giudei era irrogata la pena che chiunque avesse offerto sacrifici agli idoli doveva essere lapidato o crocifisso, ed essi si astenevano dal farlo perché erano pressati dal timore, non trattenuti dall'amore. Non temevano [la trasgressione] perché erano sopraffatti dal desiderio illecito ed andavano dietro agli idoli tutte le volte che incombeva su di loro la crocifissione o si minacciava loro la morte o la lapidazione. Tutte queste pene non riuscivano a trattenerli [dal male]. Più tardi, ecco venire l'amore insieme con il timore: sopraggiunse la carità. Il Vangelo fu predicato ai pagani, e per indurli a sacrificare agli idoli si prese a minacciare loro il fuoco, le croci, le belve. Tutte queste pene venivano loro minacciate e gli imperatori le infliggevano, ma i cristiani sopportavano tutto, e il loro cuore non si piegò ad adorare gli idoli. Dalle pene i giudei non ottennero d'essere distolti dagli idoli; dalle stesse pene i cristiani non si lasciarono indurre a venerare gli idoli. Questo perché era in essi la carità, dono dello Spirito Santo. Dice l'Apostolo: Anzi, noi ci gloriamo delle tribolazioni sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù provata 48 - e noi vogliamo ora dimostrare che la carità con cui si adempie la legge proviene dallo Spirito Santo -. Orbene, eccolo qua: la tribolazione [produce] la pazienza, la pazienza la virtù provata, la virtù provata la speranza; la speranza non resta delusa poiché la carità di Dio è stata riversata nei nostri cuori ad opera dello Spirito Santo, che ci è stato dato 49.

 

Raccomandazione conclusiva.

9. Noi dunque celebriamo oggi l'annuale festa della discesa dello Spirito Santo; ma lo Spirito Santo dobbiamo averlo nel cuore tutti i giorni. Non dobbiamo pensare che la solennità odierna debba durare soltanto per oggi e non in tutti gli altri giorni. Non celebriamola per un giorno solo ma in ogni tempo, se vogliamo essere non riprovati 50 ma approvati dal Signore nel giorno della sua venuta 51. Avendoci in antecedenza dato il pegno 52, ci voglia condurre al possesso eterno [dei beni]. Cristo infatti ha sposato la sua Chiesa e ha mandato a lei lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è come l'anello nuziale; e chi le ha dato l'anello le darà anche l'immortalità e il riposo. Lui amiamo, in lui speriamo, in lui crediamo.

 

 

Nel pomeriggio venite un po' prima per poter cantare inni a Dio. Gli estranei si ubriacano con il vino della vite di questa terra per soddisfare la lussuria; noi inebriamoci dei cantici divini. Lodiamo il Signore con i canti della salvezza 53 e, una buona volta, dimentichiamo la terra, per meritare di essere elevati dalla terra al cielo. Ce lo conceda il nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con Dio Padre.

DISCORSO 265

ASCENSIONE DEL SIGNORE

 

 Sant'Agostino 

 

Gesù rimane quaranta giorni per provare la verità della risurrezione.

1. 1. In occasione dell'odierna solennità vogliamo ammonire coloro che sanno e istruire coloro che trascurano di sapere. Oggi celebriamo solennemente l'ascensione del Signore al cielo. Infatti il Signore nostro salvatore, deposto il corpo e poi ripresolo, dopo la sua risurrezione da morte si mostrò vivo ai discepoli che avevano perso ogni speranza in lui al momento della morte. Ritornò [in mezzo a loro] in maniera da poter essere visto con i loro occhi e toccato con le loro mani, costruendo così la loro fede e mostrando la verità. Poiché non era sufficiente dare prova per un solo giorno alla fragilità umana e alla paurosa ansietà [degli Apostoli] di un miracolo tanto grande [quanto quello della risurrezione dai morti] e quindi sottrarsi ad essi, Gesù s'intrattenne con i discepoli su questa terra - come abbiamo ascoltato dalla lettura del libro degli Atti degli Apostoli -, s'intrattenne con essi su questa terra per quaranta giorni, entrando ed uscendo, mangiando e bevendo 1. Tutto questo per dare prova concreta della verità, non perché ne avesse bisogno. Nel quarantesimo giorno - quello che celebriamo oggi - alla loro vista e accompagnato dal loro sguardo, ascese in cielo 2.

 

La seconda venuta di Cristo.

1. 2. Mentre stupiti lo stavano guardando ascendere in cielo - erano tuttavia contenti che salisse in alto: perché il fatto che il capo va avanti costituisce la speranza delle membra - udirono anche una voce angelica: Uomini di Galilea, perché state guardando verso il cielo? Questo Gesù verrà nello stesso modo con cui l'avete visto salire al cielo 3. Che cosa significa: verrà nello stesso modo? Verrà nella stessa natura; perché si compia la Scrittura: Volgeranno gli occhi a colui che hanno trafitto 4. Verrà nello stesso modo. Verrà fra gli uomini, verrà come uomo, ma verrà come uomo-Dio. Verrà come vero uomo e come vero Dia, per fare dèi gli uomini. È asceso il giudice del cielo, ha suonato la tromba l'araldo del cielo. Cerchiamo di avere un processo favorevole per non dover temere il futuro giudizio. Cristo è asceso veramente: lo hanno visto coloro che ce lo hanno tramandato. Alcuni, pur non avendo visto credettero, altri invece non credettero, deridendo [la loro testimonianza]. La fede infatti non è di tutti 5. E poiché la fede non è di tutti e il Signore conosce quelli che sono suoi 6, perché stiamo a discutere sul fatto che Dio è asceso al cielo? Guardiamo piuttosto al fatto che Dio è disceso agli inferi. Guardiamo alla morte di Cristo, esaltiamo la sua risurrezione più che meravigliarcene. La nostra rovina è il nostro peccato; il sangue di Cristo è il nostro prezzo. La risurrezione di Cristo è la nostra speranza, la [prossima] venuta di Cristo è la nostra futura realtà. Dobbiamo dunque aspettare, finché venga, il Cristo che siede alla destra del Padre. Dica la nostra anima assetata di lui: Quando verrà? L'anima mia ha sete del Dio vivente 7: quando verrà? Verrà, ma quando? Tu desidera che venga: voglia il cielo che ti trovi preparato!

 

Quando la seconda venuta di Cristo?

2. 3. Non crediamo tuttavia di essere i soli a sentire questo desiderio del Signore nostro, per cui diciamo: Quando verrà? Tale desiderio lo hanno avuto anche i suoi discepoli. Se potessi dire a voi che aspirate a lui, che lo aspettate, che siete in ansia, che desiderate sapere quando verrà il Signore Dio nostro, se potessi dirvelo, come apparirei ai vostri, occhi? Ma voi non dovete sperare di poter avere da me questa risposta: sarebbe una pazzia se lo speraste da me. Però se aveste davanti ai vostri occhi e a portata delle vostre mani il Signore Gesù Cristo presente con il corpo, vivo, che parla, so che lo interroghereste per soddisfare tale desiderio e gli direste: Signore, quando ritornerai? Difatti anche i discepoli rivolsero la stessa domanda al Signore Gesù Cristo quando era presente in mezzo a loro. Non potendo voi interrogarlo come hanno fatto i discepoli, ascoltate la risposta che anch'essi udirono. Essi erano presenti, noi ancora non esistevamo: però se crediamo a loro, essi fecero la domanda anche a nome nostro e a nome nostro anche udirono la risposta. I discepoli dunque interrogarono Cristo che stava per ascendere al cielo, poco prima che venisse sottratto ai loro sguardi, dicendogli: Signore, è questo il tempo in cui ti rivelerai? 8 A chi rivolgevano questa domanda? A uno che vedevano presente davanti a loro. È questo il tempo in cui ti rivelerai? Che senso ha questa domanda? Non lo vedevano davanti a loro? Non lo sentivano? Non lo toccavano? Che senso ha la domanda: È questo il tempo in cui ti rivelerai? Essi intendevano per rivelazione di Cristo il giudizio futuro, quando si farà vedere dai suoi e da tutti gli altri. Quando è risorto infatti è stato visto soltanto dai suoi. Questi sapevano, e ne erano certi per fede, che sarebbe venuto il tempo in cui colui che fu giudicato giudicherà, colui che fu condannato metterà alla prova e condannerà; in cui, alla presenza di tutti gli uomini, ne porrà alcuni alla destra, gli altri alla sinistra; dirà cose che tutti sentiranno, offrirà un premio che non tutti prenderanno, comminerà un castigo che non tutti dovranno temere. Sapevano che tutto questo avverrà, ma ne chiedevano il tempo. È questo il tempo in cui ti rivelerai? Non a noi, perché ora ti vediamo; ma ti rivelerai anche a coloro che non credettero in te. Dicci: È questo il tempo in cui ti rivelerai? E quando verrà il regno d'Israele? Fecero proprio questa domanda: È questo il tempo in cui ti rivelerai? E quando verrà il regno d'Israele? Quale regno? Quello per il quale diciamo: Venga il tuo regno 9. Quale regno? Quello di cui sentiranno dire coloro che son posti alla destra: Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla creazione del mondo 10. Quando dirà anche a coloro che son posti alla sinistra: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli 11. Voce terribile, voce tremenda! Tuttavia il giusto sarà sempre ricordato: non temerà annunzio di sventura 12. Per gli uni ci saranno queste parole, per gli altri le parole sopra riportate: in ambedue i casi sarà verace, perché in ambedue giusto.

 

La risposta di Cristo.

3. 4. Ma ascoltiamo la risposta alla domanda dei discepoli, se ebbero risposta; se non ebbero risposta, consideriamo ciò che fu loro detto; e non temiamo ciò che avverrà. Signore, è questo il tempo in cui ti rivelerai? 13 Anche noi, immaginando di vedere davanti a noi il Signore nella sua natura corporea, diciamogli: Signore, è questo il tempo in cui ti rivelerai? E quando verrà il regno d'Israele? Quando verrà il regno dei tuoi, quando il regno degli umili, e fino a quando l'arroganza dei superbi? Certamente è questo il senso della domanda che volevate fare, a questa domanda desideravate avere una risposta. Vediamo che cosa Cristo ha risposto. Gli agnelli non sdegnino di ascoltare la risposta che ascoltarono gli arieti. Ascoltiamo la risposta dello stesso Signore. Data a chi? A Pietro, a Giovanni, ad Andrea, a Giacomo e agli altri, persone ragguardevoli e tanto degne - lui veramente le aveva trovate indegne, ma le fece diventare degne -. Che cosa rispose alla domanda da loro posta: È questo il tempo in cui ti rivelerai? E quando verrà il regno d'Israele? Non v'interessa conoscere i tempi che il Padre ha riservato in suo potere 14. Che cosa significa questo? A Pietro vien detto: non v'interessa e tu dici: " M'interessa "? Non v'interessa conoscere i tempi, che il Padre ha riservato in suo potere. Fate bene a credere che Cristo verrà, perché questa è la verità. Ma che cosa t'importa quando verrà? Tu preparati per quando verrà. Non v'interessa conoscere i tempi che il Padre ha riservato in suo potere. Mortificate la vostra curiosità, subentri la pietà. Che cosa t'importa quando verrà? Vivi come se dovesse venire oggi e non avrai timore quando verrà.

 

Cristo maestro buono.

4. 5. Osservate il modo e la pedagogia con cui ha risposto questo maestro buono, questo maestro singolare, quest'unico maestro. Non rispose direttamente alla loro domanda, ma disse cose che esulavano dalla domanda fatta. Sapeva infatti che non giovava loro conoscere la risposta alla loro domanda e disse, anche senza essere interrogato, ciò che sapeva utile a loro. Non v'interessa - rispose - conoscere i tempi. Perché a te interessa conoscere i tempi? Tutto il nostro lavoro è per trascendere i tempi e tu vuoi conoscere i tempi! Non v'interessa conoscere i tempi che il Padre ha riservato in suo potere 15. Gli si potrebbe obiettare: E che cosa ci deve interessare allora? Ascoltiamo ora che cosa ci deve massimamente interessare, ascoltiamolo. Gli Apostoli hanno chiesto una cosa a cui non era opportuno rispondere e Cristo ha detto una cosa che era opportuno venisse ascoltata. Non v'interessa conoscere i tempi che il Padre ha riservato in suo potere. Ma che cosa è veramente utile che sappiate?

 

L'insegnamento di Cristo sulla Chiesa.

5. 6. Ma riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà sopra di voi e mi sarete testimoni. Dove? in Gerusalemme 16. Era conseguenza logica che udissimo tali parole: con queste infatti viene annunziata la Chiesa, viene raccomandata la Chiesa, viene proclamata l'unità, viene condannata la divisione. Agli Apostoli vien detto: e mi sarete testimoni. Ai fedeli, vasi di Dio, vasi di misericordia 17, vien detto: mi sarete testimoni. Dove? In Gerusalemme, dove sono stato ucciso, e in tutta la Giudea e la Samaria, e sino ai confini della terra 18. Queste le parole che ascoltate, questo sia il vostro programma. Siate la sposa e aspettate con gioiosa attesa lo sposo. La sposa è la Chiesa. Secondo quanto è stato predetto, in che luogo sarà presente la Chiesa che quei testimoni debbono annunciare? In che luogo sarà presente, in base a ciò che è stato predetto? Molti infatti diranno: " Ecco, è qui ". Ci crederei se non ci fosse anche un altro che dice: " Ecco, è qui ". Tu che cosa mi dici? " Ecco, è qui ". Già stavo venendo da te, ma mi richiama indietro un altro che mi dice la stessa cosa: " Ecco, è qui ". Tu da una parte mi dici: " Ecco, è qui "; l'altro dall'altra parte mi dice: "Ecco, è qui ". Interroghiamo il Signore, interpelliamo lui. Facciano silenzio le parti in causa: ascoltiamo tutta la questione. Dice uno da un angolo: " Ecco, è qui "; un altro risponde da un altro angolo: " No, è qui ". Parla tu, Signore: dichiara tu quale Chiesa hai redento, indicaci tu quale Chiesa hai amato. Siamo stati invitati alle tue nozze, facci vedere la tua sposa, per non turbare con le nostre discussioni le tue nozze. Certo che Cristo risponde, certo che ci mostra [quale è la sua sposa]. Non lascia delusi quelli che cercano [la verità], non ama che si litighi. Lo dice ai suoi discepoli, lo dice loro anche se non gli rivolgono tale domanda; difatti dà torto a tutti i contendenti. Forse gli Apostoli non gli hanno rivolto questa domanda perché il gregge di Cristo non era stato ancora diviso dai ladroni. Noi, che abbiamo sperimentato la tristezza della divisione, cerchiamo con ardore il collante dell'unità. Gli Apostoli chiesero il tempo del giudizio e il Signore rispose indicando il luogo in cui si sarebbe diffusa la Chiesa. Non rispose alla domanda fatta, ma prevedeva le nostre sofferenze. Mi sarete testimoni - disse - in Gerusalemme. Ma questo è troppo poco; non hai pagato il prezzo solo per questo, per comprare solo questo. In Gerusalemme. Di' ancora: e sino ai confini della terra. Sei giunto [con la tua ricerca] sino ai confini della terra: perché non smetti di litigare? Ora nessuno mi dica più: " Ecco, è qui ". " No, è di qua! ". Taccia l'umana presunzione, si ascolti la divina predicazione, si creda alla reale promessa: in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria sino ai confini della terra. Detto questo una nube lo avvolse 19. Non c'era bisogno di aggiungere altro, per dover eliminare altre congetture.

 

Il testamento di Cristo per l'unità della Chiesa.

6. 7. Fratelli, si è soliti eseguire con grande scrupolo le ultime volontà del padre che sta per scendere nel sepolcro; e verranno disprezzate le ultime volontà dettate dal Signore prima di salire al cielo? Immaginiamo che il Signore nostro abbia scritto un testamento e che nel suo testamento abbia inserito le sue ultime volontà. Previde infatti le future contese dei figli cattivi, previde che gli uomini avrebbero cercato di spartirsi, a proprio vantaggio, la sua proprietà. Perché infatti non dovrebbero dividere ciò che essi non hanno comprato? Perché non dovrebbero fare a pezzi ciò per cui non hanno pagato un prezzo? Cristo invece non volle che venisse divisa la sua tunica cucita tutta d'un pezzo dall'alto in basso: fu tirata a sorte 20. In quella veste venne raccomandata l'unità, in quella veste venne predicata la carità; essa rappresenta la carità, tessuta dall'alto. Dalla terra viene la cupidigia, dall'alto la carità. Coraggio, fratelli: il Signore ha scritto il suo testamento, vi ha messo le ultime volontà. Guardatelo, vi prego, e smuova voi come smuove noi, vi smuova se è possibile.

 

Cristo ha dato due volte lo Spirito Santo.

7. 8. Due volte Cristo è stato glorificato nella natura umana che ha assunto: la prima volta quando risuscitò dai morti nel terzo giorno; l'altra quando ascese al cielo davanti agli occhi dei suoi discepoli. Queste due glorificazioni di Cristo, che ci si dice di commemorare, si sono già avverate. Rimane una terza glorificazione, anche questa alla presenza degli uomini, quando si presenterà per giudicare. Così l'evangelista Giovanni diceva parlando dello Spirito Santo: Non era stato ancora dato lo Spirito, non essendo ancora glorificato Gesù 21. Non era stato ancora dato lo Spirito; perché ancora non era stato dato? Non essendo ancora glorificato Gesù. Per dare lo Spirito si aspettava che Gesù fosse glorificato. Due volte glorificato, e meritatamente - con la risurrezione e con l'ascensione -, Gesù due volte diede lo Spirito. Diede l'unico Spirito, lo diede l'unico Gesù, lo diede per l'unità e tuttavia lo diede due volte. La prima volta, dopo la risurrezione, disse ai suoi discepoli: Ricevete lo Spirito Santo 22. E alitò su di essi. Questa fu la prima volta. Poi promette ancora che avrebbe mandato lo Spirito Santo dicendo: Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi 23; e in un altro passo: Voi rimanete in città; io infatti adempirò la promessa del Padre che avete udito dalla mia bocca 24. Dopo che ascese al cielo, trascorsi dieci giorni, mandò lo Spirito Santo: è la prossima festa di Pentecoste.

 

Perché Cristo ha dato due volte lo Spirito Santo.

8. 9. Fate attenzione, fratelli miei. Qualcuno potrebbe chiedermi: " Perché Cristo ha dato due volte lo Spirito Santo? ". Molti hanno detto tante cose su questo argomento, affrontando la questione con argomentazioni umane. Quel tanto che hanno detto non è contro la fede; uno ha detto una cosa, uno un'altra, tutti nell'ambito della regola della verità. Se dicessi di sapere perché Cristo ha dato due volte lo Spirito Santo, vi mentirei. Non lo so. Chi afferma di sapere ciò che non sa è un temerario; chi dice al contrario di non sapere ciò che invece sa, si mostra ingrato [verso Dio]. Vi confesso che ancora sto ricercando per sapere perché il Signore ha dato due volte lo Spirito Santo: e desidero arrivare a qualcosa di più certo. Il Signore mi aiuti per le vostre preghiere, perché ciò che si degna di donarmi non lo nasconda a voi. Non so darvi una risposta precisa. Non vi nasconderò tuttavia il mio parere, anche se ancora non ne sono sicuro, anche se ancora non lo credo come assolutamente certo, come invece credo con assoluta certezza al fatto in se stesso. Se la cosa sta come penso io, il Signore ne rafforzi la convinzione; se c'è un'altra opinione che può apparire più vera, il Signore ce la faccia conoscere. Dunque io penso - ma è una mia opinione - che lo Spirito Santo è stato dato due volte per ricordarci i due comandamenti della carità. Due infatti sono i comandamenti ma una sola è la carità: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima; e: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due precetti dipende tutta la Legge e i Profeti 25. Un'unica carità ma due comandamenti; un unico Spirito ma donato due volte. Infatti non è stato dato uno Spirito nella prima volta e uno Spirito diverso nella seconda; come la carità che ama il prossimo non è diversa da quella che ama Dio. Non c'è una seconda carità. Con la stessa carità con la quale amiamo il prossimo amiamo anche Dio. Ma poiché una cosa è Dio e una cosa è il prossimo, vengono amati sì con un'unica carità, però non sono la stessa cosa quelli che vengono amati. Poiché è più importante, è stato raccomandato anzitutto l'amore di Dio e poi l'amore del prossimo, tuttavia si comincia dal secondo per arrivare al primo: Se infatti non ami il fratello che vedi come potrai amare Dio che non vedi? 26 Perciò forse, per educarci all'amore del prossimo, Cristo quand'era ancora visibile sulla terra e prossimo ai prossimi, diede lo Spirito Santo, alitando su di essi; e soprattutto da quella carità che è in cielo, inviò lo Spirito Santo dal cielo. Ricevi sulla terra lo Spirito Santo e ami il fratello; ricevilo dal cielo e ami Dio. Però anche quanto hai ricevuto sulla terra viene dal cielo. Cristo diede lo Spirito Santo quando ancora era sulla terra, ma viene dal cielo ciò che ha dato. Lo diede infatti colui che è disceso dal cielo. Qui sulla terra trovò le persone a cui darlo, ma di lassù lo prese per darlo.

 

La carità dono dello Spirito Santo.

9. 10. Allora, fratelli? Debbo forse ricordare anche che la carità viene dallo Spirito Santo? Ascoltate l'apostolo Paolo: Non solo, ma ci gloriamo pure nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce la perseveranza, la perseveranza una virtù provata, e la virtù provata la speranza. Ora la speranza non inganna, Perché l'amore di Dio è stato diffuso in abbondanza nei nostri cuori 27. Donde l'amore di Dio è stato diffuso in abbondanza nei nostri cuori? Donde? Che cosa ascrivevi a te? Che cosa presumevi quasi che fosse tuo? Che cosa hai che non hai ricevuto? 28 Donde dunque [l'amore di Dio] se non come segue nel testo: dallo Spirito Santo che ci è stato dato 29?

 

Non c'è vera carità fuori dell'unica Chiesa.

9. 11. Questa carità non si può avere se non nell'ambito dell'unica Chiesa. Non possono averla i fautori di divisioni, come dice l'apostolo Giuda: Costoro sono fautori di divisioni, uomini sensuali, privi dello Spirito 30. Fautori di divisioni: perché si separano? Perché sono sensuali, privi dello Spirito. Si staccano perché non hanno il collante della carità. Di questa carità è piena la gallina di cui parla Gesù nel Vangelo, che è divenuta febbricitante per i suoi pulcini, che con i suoi pulcini abbassa la voce e stende le sue ali: Quante volte - disse - ho voluto riunire i tuoi figli! 31 Riunire, non dividere. Perché ho - disse ancora - altre pecore che non sono di quest'ovile: anche quelle devo condurre, perché ci sia un solo gregge e un solo pastore 32. Giustamente non ascoltò quel tale che lo sollecitava contro il proprio fratello dicendo: Signore, ordina a mio fratello che divida con me l'eredità 33. Signore - disse - ordina a mio fratello. Che cosa? Che divida con me l'eredità. E il Signore: Dimmi, uomo. Perché vuoi dividere se non perché sei ancora " uomo "? Quando infatti uno arriva a dire: " io sono di Paolo ", e un altro: " io sono d'Apollo ", non siete forse uomini? 34 Dimmi, uomo: chi mi ha costituito spartitore di eredità tra di voi? 35 Sono venuto a riunire, non a dividere. Perciò - concluse - guardate di star lontani da ogni cupidigia 36. La cupidigia desidera dividere come la carità desidera riunire. Che cos'altro significa guardate di star lontani da ogni cupidigia se non: Riempitevi di carità? Noi, che possediamo la carità in proporzione alle nostre capacità, sollecitiamo pure il Signore contro il nostro fratello, come faceva quel tale contro il proprio fratello; ma non con quelle parole, non con quella richiesta. Egli diceva: Signore, ordina a mio fratello che divida con me l'eredità 37. Noi diciamo: Signore, ordina a mio fratello che conservi con me l'eredità.

 

Cristo raccomanda l'unità della Chiesa.

10. 12. Guardate bene pertanto, fratelli, che cosa dovete anzi tutto amare, che cosa dovete tenacemente credere. Il Signore, già glorificato con la risurrezione, ci raccomanda la Chiesa; sul punto di essere glorificato di nuovo con l'ascensione, ci raccomanda la Chiesa; inviando dal cielo lo Spirito Santo, ci raccomanda la Chiesa. Dopo la risurrezione che cosa dice infatti ai suoi discepoli? Era proprio questo quanto vi andavo dicendo quando ero ancora con voi: bisogna che s'adempia tutto quello che è stato scritto di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì la loro mente alla comprensione delle Scritture e disse loro: Così sta scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risuscitato dai morti il terzo giorno 38. Dov'è che raccomanda la Chiesa? E che in suo nome sarebbe predicata la penitenza e la remissione dei peccati. E questo dove? In mezzo a tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme 39. Questo disse dopo essere stato glorificato nella risurrezione. E che cosa disse sul punto di essere di nuovo glorificato con l'ascensione? Quelle parole che avete già inteso: Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e sino ai confini della terra 40. Che cosa disse nella discesa dello Spirito Santo? Scese lo Spirito Santo: gli Apostoli, i primi ad essere riempiti di lui, cominciarono a parlare nelle lingue di tutti i popoli 41. Il fatto che ciascuno di essi poteva parlare in tutte le lingue che cosa significava se non l'unità fra tutte le lingue? Confermati e rafforzati in questa fede e legati da stabile carità, lodiamo come bambini il Signore e gridiamo: Alleluia! Ma da una fazione sola? E dove invece? E fino a dove? Dal sorgere del sole fino al tramonto lodate il nome del Signore 

DISCORSO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO

SULL'AMORE DI DIO E DEL PROSSIMO

 

 

Attrai il prossimo a Dio.

Tu dunque amerai il sommo Bene e ad esso volgerai l'affetto del tuo cuore. In tal caso posso affidarti il prossimo. Vedo infatti dove tendi e dove vuoi risiedere. Conducilo da lui! E in effetti non potrai condurre da altri colui che ami come te stesso, ora che veramente ami te stesso. Conduci là il tuo prossimo, attrailo, rapiscilo insistendo in ogni maniera accettabile 32. Se si fosse all'alba di un giorno di gare circensi, tu, appassionato d'un concorrente nei giochi venatori, non riusciresti a prender sonno e non ti faresti sfuggire l'ora di correre all'anfiteatro. Giunta l'ora, andresti a svegliare con fastidiosa insistenza il tuo amico, per ipotesi ancora immerso nel sonno e desideroso più di dormire che d'andare ai giochi. Con la tua insistenza faresti pressione su quel pigro: se ti fosse possibile, lo vorresti buttar giù dal letto e piazzarlo nell'anfiteatro. Né, con tutto questo, recheresti a lui fastidio se non finché si sia destato dal sonno, poiché, scomparso il sonno, egli viene subito con te e ti ringrazia per la tua importunità. Ma cosa dire se, condotto quell'uomo all'anfiteatro, dove tutti e due siete andati in gran fretta, l'atleta da voi preferito venisse sconfitto e voi ve ne doveste andare a testa bassa? Ama dunque Dio con tutto il tuo essere: con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente 33. Così e soltanto così ami te stesso; e solo in questa maniera puoi amare il prossimo come te stesso. Lo attiri infatti con entusiasmo da colui del quale mai dovrai arrossire.

 

Ama se stesso solo colui che ama Dio.

Non essendo possibile che chi vuol amare il prossimo lo ami veramente se prima non ama Dio, per questo motivo fu necessario che i due precetti della carità venissero formulati insieme. Chi ama Dio non può amare l'iniquità poiché, amando l'iniquità, odierebbe la sua anima 34. Se non ama l'iniquità, amerà la giustizia, e amando la giustizia amerà Dio. Egli pertanto non cerchi Dio con gli occhi del corpo: lo cerchi con la mente e lo ami in maniera sempre crescente con l'affetto del cuore. Non costruiamoci [con la fantasia] divinità che non sono Dio, se non vogliamo amare anche chi non è Dio, se non vogliamo amare vani fantasmi. Non dobbiamo cadere in errore immaginando cose di questo genere; non dobbiamo formarci un Dio a misura delle nostre voglie naturali né costruircelo a nostro talento. Per distoglierci da queste fantasticherie ci dice la Scrittura: Dio è amore 35. Se dunque ami, ama chi ti dà il potere di amare, e allora ami Dio. Non hai udito che chi ama l'iniquità odia la sua anima 36? Ebbene, se ami, ama colui che ti dona di poter amare, e ami Dio. Il principio per cui ami è infatti la carità. Tu ami in forza della carità: ama dunque la carità e così ami Dio, perché Dio è carità, e chi dimora nella carità dimora in Dio 37. Ecco perché fu necessario che venissero inculcati distintamente i due precetti. Di per sé sarebbe stato sufficiente menzionarne uno: Amerai il prossimo tuo come te stesso 38, ma l'uomo si sarebbe potuto ingannare su questo amore del prossimo non sapendo amare rettamente se stesso. Per questo motivo il Signore, quando volle dare una forma all'amore con cui ami te stesso, la trovò nell'amore che si ha verso Dio. Stabilito questo, ti affidò il prossimo perché tu lo amassi come te stesso.

 

Unico oggetto del duplice comandamento.

 A questo punto, se tu sei d'accordo, ti dovrebbe bastare anche l'unico precetto dell'Apostolo. Ora che hai compreso la portata dei due precetti te ne può bastare anche uno solo, mentre prima, quando non li comprendevi, uno non sarebbe bastato. Se infatti poni all'inizio un cattivo amore per te stesso, ami malamente anche colui che ami come te stesso. Anzi, non va detto: " Ami male " ma: " Non ami affatto ". Se dunque ti si dice che non devi commettere adulterio, né uccidere, né desiderare maliziosamente 39, ti si richiama a [rientrare in] te stesso, là cioè dove ha sede la pienezza [dell'uomo]. Infatti tu puoi evitare l'adulterio per timore della punizione, non per amore della giustizia. Così per l'omicidio. Puoi avere la volontà di uccidere ma temi di più il castigo: nel qual caso con la mano non commetti l'omicidio ma nel cuore ne sei colpevole. Ti proponi di uccidere una persona ma temi; comunque vuoi uccidere. È segno che non ami il non uccidere. Il tuo agire all'esterno deve esistere già nel tuo interno, risiedere là dove ti vede Colui che ti darà la corona. Lì devi combattere e vincere, poiché lì risiede Colui che ti osserva. Con ragione quindi è detto: Non commettere adulterio, non uccidere, non desiderare malamente e tutti gli altri comandamenti si riassumono in questa parola: ama il prossimo tuo come te stesso 40. Tu certamente già ami Dio, poiché non potresti amare il prossimo senza amare Dio: il secondo precetto segue il primo. Sia dunque in te il primo, e questo porterà con sé anche il secondo, mentre il secondo non può esistere senza il primo. Se pensavi al perché dei due precetti, adempine pure uno; ma non potrai adempiere quest'uno se non osservandoli tutti e due. Tant'è vero che il secondo si chiama appunto secondo per il fatto che segue [l'altro]. È dunque un precetto conseguente. Ama il prossimo tuo come te stesso: ciò mi basta. Ma se tu a Dio non puoi giungere col pensiero, da dove comincerai per poter amare te stesso? L'amore del prossimo non commette alcun male. Pienezza della legge è dunque la carità 41. E questa carità in che cosa consiste? Nell'amore di Dio e nell'amore del prossimo. Scegli pure l'amore che preferisci! Se scegli l'amore del prossimo, esso non è vero se non ami anche Dio. Se scegli l'amore di Dio, esso non è vero se non v'includi anche il prossimo.

 

L’amore cristiano è dono di Dio.

 

Se ancora non hai l'amore, gemi e credi; chiedi e otterrai. Ciò che ti viene comandato, ciò che la legge impone, la fede ottiene. Se quanto devi impetrare già lo possiedi, [ricorda le parole]: Che cosa hai tu senza averlo ricevuto? 42 Se non lo possiedi, chiedilo per poterlo ottenere. Quel che noi chiediamo è la carità 43. Se ancora non l'abbiamo, chiediamola per non restarne privi. Come infatti potremmo attingerla in noi stessi se, essendo cattivi, non abbiamo nulla di buono per meritarla? La otterremo piuttosto da Colui al quale dice la nostra anima: Benedici il Signore, anima mia, e non dimenticare i tanti suoi benefici. Egli è misericordioso verso tutte le tue iniquità 44. Ciò avviene nel battesimo. Ma se avvenisse questo soltanto, come rimarremmo in seguito? Continua però [il salmo]: Egli sana tutte le tue malattie 45. Guarite le malattie, non rifiuteremo il nostro pane; e osserva cosa accadrà quando tutte le malattie saranno state guarite: Egli riscatterà la tua vita dalla corruzione 46. È quanto accadrà nella resurrezione dei morti. E dopo che la nostra vita sarà stata liberata dalla corruzione cosa accadrà? Egli ti corona. Forse per i tuoi meriti? Poni attenzione a quel che segue: Egli ti corona nella sua compassione e misericordia 47. Il giudizio infatti sarà senza misericordia per colui che non avrà usato misericordia 48. Ci saranno dunque rimessi i peccati e guarite le malattie; la nostra vita sarà sottratta alla corruzione e per la sua misericordia ci sarà consegnata la corona. Conseguito tutto questo, di che cosa ci occuperemo? Cosa avremo? Egli ti sazia di beni 49, senza alcun male. Eri avaro e l'oro non ti saziava perché, essendo avaro, non puoi trovare la sazietà nell'oro. Sii giusto, e troverai la sazietà in Dio. Non c'è infatti assolutamente nulla che possa saziarti all'infuori di Dio, nulla può bastarti all'infuori di Dio. Mostraci il Padre e questo ci basta! 50 Siamo dunque alacri nel compiere le opere di misericordia mentre veniamo curati dalle nostre malattie, affinché, guariti dalle malattie, acquistino vigore i nostri desideri. Facciamo sì che questi desideri, guariti dal male, crescano in vigore, e, diventati vigorosi, raggiungano la sazietà. Si compia allora il giudizio, ma sia un giudizio di misericordia, poiché sarebbe gravoso un giudizio non accompagnato dalla misericordia, essendo difficile che Dio non trovi in te nulla da punire. Tu forse ti compiacevi di te stesso, ma Lui sa scoprire in te colpe che tu non conosci; trova in te cose che tu volevi nascondere o che magari del tutto ignoravi. Siamo dunque zelanti nel compiere le opere di misericordia: amiamo il prossimo pur nell'attuale scarsità di beni temporali, perché ci sia dato di udire, nel giudizio, una sentenza di misericordia.


"Tu eri dentro di me, e io fuori.

 

E là ti cercavo."

 

Sant'Agostino

 

C’è una favola che Agostino ha inventato quando era giovane per descrivere gli ostacoli che aveva incontrato nella sua ricerca della verità. Questa favola racconta di Filocalia (amore della bellezza) e di Filosofia (amore della sapienza) che Agostino immagina come due sorelle che volano nel cielo alla ricerca dell’oggetto del loro desiderio. Filocalia resta però intrappolata nel viscum libidinis, cioè rimane intrappolata nella bellezza delle cose sensibili, che le impediscono di continuare a volare. Filocalia è addirittura deformata dalle cose a cui si è incollata. Solo Filosofia riuscirà a liberarla e a portarla al di là di un’attrazione superficiale delle cose del mondo.

 

 

Chissà qual è il nostro vero nome! Chissà cosa cerchiamo veramente. Forse siamo rimasti anche noi intrappolati nella nostra ricerca, forse non riusciamo più a muoverci e abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a riprendere il nostro volo.

 

 

Come lui ci sono persone che cercano. Si mettono in cammino perché c’è qualcosa che le attrae nella persona di Gesù. Non sanno ancora con precisione di cosa si tratti, a volte incespicano, ma si rialzano e intanto si sono messe in cammino, ognuno di noi

 

 

 

 

"Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa sì che non cessi di cercarti per stanchezza, ma cerchi sempre la tua faccia con ardore. Dammi Tu la forza di cercare, Tu che hai fatto sì di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto ricevimi quando entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te. Aumenta in me questi doni."

 

Sant'Agostino 

(La Trinità XV, 28.51)

Purificami da ogni altro desiderio

Sant'Agostino

 

A te io anelo

e proprio a te io chiedo gli strumenti

per anelare a te.

Se mi abbandoni, infatti, muoio;

ma non mi abbandonerai,

perché sei il bene sommo,

che sempre vien raggiunto

da coloro che lo cercan rettamente.

E lo cerca rettamente

chiunque sia stato da te reso capace

di cercare rettamente.

 

Fa', o Padre, che anch'io ti cerchi,

preservami dall' errore:

che nella mia ricerca

non si presenti a me

nient' altro che te.

 

Se non desidero null'altro che te,

fa', te ne prego, o Padre,

che ti trovi.

 

E se vi fosse ancora in me

qualche desiderio superfluo,

sii tu stesso a purificarmene,

e rendimi capace di vederti.

 

 


"Te solo amo, Te solo seguo, Te solo cerco" Conversione di Sant'Agostino

In occasione della festa della conversione di Sant'Agostino,il 24 aprile i padri CRIC di Roma hanno organizzato un pellegrinaggio con gli Amici CRIC e l'Associazione Culturale Dom Adriano Grea presso la chiesa di Sant'Aura a Ostia antica dove é morta ed era sepolta Santa Monica, la mamma di Sant'Agostino

CONVERSIONE DI SANT’AGOSTINO – 24 APRILE

 a cura di Padre Rinaldo Guarisco Padre Generale Cric e Presidente Associazione Culturale Dom Adriano Grea

 

PRIMA LETTURA: Romani 13,11-14a

 
            Questo brano fa parte degli ultimi capitoli della lettera ai Romani. Dopo aver spiegato in modo approfondito il rapporto tra la religione ebraica, con il suo attaccamento alla Legge e alle sue tradizioni, e la nuova vita in Cristo, Paolo passa alle conseguenze pratiche, indicando lo stile che il cristiano deve assumere:

-          il culto spirituale, la carità verso i fratelli ma anche verso i nemici, la sottomissione ai poteri civili.

-          I cristiani di Roma quindi non hanno nessuna giustificazione, non possono più "dormire " o rimanere nello stile di vita precedente alla loro conversione.         
 

 11 Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno…

Qualche versetto prima (13,8-10) li ha esortati a osservare la legge della carità, ad avere amore gli uni verso gli altri… La legge della carità riassume in sé tutta la legge mosaica.

-          Quindi i Romani vengono invitati ad amarsi gli uni gli altri, ad avere un atteggiamento di benevolenza.  


12 La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.      

Le immagini della notte e del giorno, della luce e delle tenebre sono riprese dalla liturgia battesimale. La luce è necessaria alla vita dell'uomo. La conversione a Cristo è da sempre rappresentata come un passaggio dal buio alla luce, dalle tenebre della morte e del peccato alla luce della vita.  


13 Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie.    

In questo versetto Paolo scende nei particolari. La condotta del cristiano deve essere onesta,  ricordare che il male fa male, che c'è una dignità  che ci permette di vivere in gioia e pienezza.  Cambiare l'atteggiamento che stride con lo stile cristiano.

Questi versetti sono quelli che hanno fatto convertire definitivamente sant'Agostino.


14 Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo         
Gli interlocutori di Paolo si sono rivestiti delle vesti bianche nel giorno del battesimo, hanno così scelto di vivere secondo una vita nuova. In quella vita devono continuare.  

 

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CONVERSIONE DI AGOSTINO

 

Milano, tarda estate del 386.

Nel libro ottavo delle Confessioni Agostino racconta l’ultima lotta interiore in vista della conversione definitiva, ascoltando le

-          testimonianze di alcuni personaggi che si sono convertiti

-          leggendo la biografia dell’eremita egiziano Antonio e

-          sollecitato già in precedenza dalle omelie del vescovo Ambrogio.

 

Rimorso e vergogna afferrano violentemente Agostino. Esce, seguito da Alipio, nel giardinetto annesso alla casa e lì, sconvolto dalla tempesta interiore,  si apparta sotto un fico, disteso a terra, scoppia in un pianto dirotto.

Quand’ecco dalla casa vicina una voce sottile:

“Prendi e leggi”.

Agostino torna correndo presso Alipio, afferra il testo di San Paolo e vi legge quel versetto della lettera ai Romani ove si invita il cristiano ad abbandonare il disordine della carne per abbracciare Cristo. Una serenità ineffabile si diffonde nel suo cuore.  

-          Nella notte di Pasqua tra il 24-25 aprile del 387, dalle mani del vescovo Ambrogio, riceve il battesimo con Alipio e Adeodato (suo figlio).

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VANGELO: VEDOVA DI NAIM

 IL SUO PIANTO E L’AFFETTO PER LA MORTE DEL FIGLIO

 

AGOSTINO PARLA DI SUA MIA MADRE

 

“La mia salvezza fu concessa alle lacrime sincere

che tutti i giorni mia madre versava” (Sant’Agostino)

* * *

Quando Agostino parla di sua madre sia nelle confessioni che in altri scritti, narra con sincerità non solo le virtù, ma anche quelli che sono o possono sembrare errori o difetti della madre

Comunque per lui è stata una donna mistica.

Agostino fa una rievocazione commovente della figura di Monica. Egli sa di dover tutto a sua madre. Lo dice nella prima delle sue opere: “C’era con noi mia madre, ai cui meriti spetta, come credo, tutto ciò che ho, tutto ciò che sto vivendo” (De beata).

Le doveva infatti:

-       l’intelligenza che gli brillava nella mente,

-       la passione per la verità che gli bruciava nel cuore,

-       la nobiltà e la fortezza di carattere,

-       l’educazione cristiana,

-       il mantenimento agli studi;

-       ma soprattutto le doveva la riconquista della fede.

Si sentiva doppiamente generato da lei: generato alla vita della terra e a quella del cielo.

Due perciò erano i fatti inseparabilmente presenti nella sua memoria:

-       le lacrime della madre

-       e la sua conversione.

 

Li ricorda ancora, ormai vecchio, in una delle ultime opere: “Ciò che narrai della mia conversione nei libri delle Confessioni, non ricordate che lo narrai in modo da dimostrare che la mia salvezza fu concessa alle lacrime sincere che tutti i giorni mia madre versava?”.

 

Meditiamo
- Sono un cristiano che "dorme", oppure mi sento sempre

coinvolto in un cammino di conversione?

- Vi sono nella mia vita delle zone di tenebra?  

- E quindi, come posso fare per rivestirmi del Cristo risorto

 

e cambiare vita?


L’ESTASI DI OSTIA TIBERINA (durante il ritorno in Africa)

Lettore – Venne il momento di ripartire per l’Africa. Agostino e i suoi famigliari decisero infatti di tornare in patria per meglio servire Dio. In attesa dell’imbarco si fermarono ad Ostia, dove Monica morì. Come non ricordare qui la sua esistenza esemplare? Educata con vigile cura, guarita dal vizio del bere che, adolescente, aveva contratto, da sposa si adoprò con ammirevole pazienza a correggere il carattere intemperante del marito e guadagnarlo a Dio; fu modello e conforto alle amiche, serva di tutti e straordinariamente sollecita nel bene dei figli. A Ostia, pochi giorni prima della sua morte, Agostino stava con lei. Di questo soggiorno Agostino racconta nelle Confessioni l’episodio noto come estasi di Ostia.

Agostino – (Conf. Libro IX, 8.17) “…Presso Ostia Tiberina mia madre morì… Accogli la mia confessione e i miei ringraziamenti, Dio mio, per innumerevoli fatti, che pure taccio. Ma non tralascerò i pensieri che partorisce la mia anima al ricordo di quella tua serva, che mi partorì con la carne a questa vita temporale e col cuore alla vita eterna… All’avvicinarsi del giorno in cui doveva uscire da questa vita, giorno a te noto, ignoto a noi, Accadde, per opera tua, io credo, secondo i tuoi misteriosi ordinamenti, che ci trovassimo lei ed io soli, appoggiati a una finestra prospiciente il giardino della casa che ci ospitava, là, presso Ostia Tiberina, lontani dai rumori della folla, intenti a ristorarci dalla fatica di un lungo viaggio in vista della traversata del mare. Conversavamo, dunque, soli con grande dolcezza. Dimentichi delle cose passate e protesi verso quelle che stanno innanzi, cercavamo fra noi alla presenza della verità, che sei tu, quale sarebbe stata la vita eterna dei santi, che occhio non vide, orecchio non udì, né sorse in cuore d'uomo. Aprivamo avidamente la bocca del cuore al getto superno della tua fonte, la fonte della vita, che è presso di te, per esserne irrorati secondo il nostro potere e quindi concepire in qualche modo una realtà così alta. Condotto il discorso a questa conclusione: che di fronte alla giocondità di quella vita il piacere dei sensi fisici, per quanto grande e nella più grande luce corporea, non ne sostiene il paragone, anzi neppure la menzione; elevandoci con più ardente impeto d'amore verso l'Essere stesso, percorremmo su tutte le cose corporee e il cielo medesimo, onde il sole e la luna e le stelle brillano sulla terra. E ancora ascendendo in noi stessi con la considerazione, l'esaltazione, l'ammirazione delle tue opere, giungemmo alle nostre anime e anch'esse superammo per attingere la plaga dell'abbondanza inesauribile, ove pasci Israele in eterno col pascolo della verità, ove la vita è la Sapienza, per cui si fanno tutte le cose presenti e che furono e che saranno…

Si diceva, dunque: "Se per un uomo tacesse il tumulto della carne, tacessero le immagini della terra, dell'acqua e dell'aria, tacessero i cieli, e l'anima stessa si tacesse… e tutto ciò che nasce per sparire se per un uomo tacesse completamente, sì, perché, chi le ascolta, tutte le cose dicono: "Non ci siamo fatte da noi, ma ci fece Chi permane eternamente"; se, ciò detto, ormai ammutolissero, per aver levato l'orecchio verso il loro Creatore, e solo questi parlasse… non sarebbe questo l'"entra nel gaudio del tuo Signore"? E quando si realizzerà? Non forse il giorno in cui tutti risorgiamo, ma non tutti saremo mutati?".

Così dicevo, sebbene in modo e parole diverse. Fu comunque, Signore, tu sai, il giorno in cui avvenne questa conversazione… che mia madre disse:

Monica - "Figlio mio, per quanto mi riguarda, questa vita ormai non ha più nessuna attrattiva per me. Cosa faccio ancora qui e perché sono qui, lo ignoro. Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una sola cosa c'era, che mi faceva desiderare di rimanere quaggiù ancora per un poco: il vederti cristiano cattolico prima di morire. Il mio Dio mi ha soddisfatta ampiamente, poiché ti vedo addirittura disprezzare la felicità terrena per servire lui. Cosa faccio qui?" (Conf. IX, 10.23-26).

LA MORTE DI MONICA

Lettore - Monica morì pochi giorni dopo questo colloquio con il figlio, che la pianse amaramente implorando dalla misericordia di Dio la sua salute eterna. Così per lei e per suo marito preghino i lettori.  Agostino così ci racconta gli ultimi istanti della vita della madre. Era l’autunno del 387:

Agostino - “… Entro cinque giorni o non molto più, si mise a letto febbricitante e nel corso della malattia un giorno cadde in deliquio e perdette la conoscenza per qualche tempo. Noi accorremmo, ma in breve riprese i sensi, ci guardò, mio fratello e me, che le stavamo accanto in piedi, e ci domandò, quasi cercando qualcosa:

Monica - "Dov'ero?";

Agostino - Poi, vedendo il nostro afflitto stupore:

Monica - "Seppellirete qui, soggiunse, vostra madre".

Agostino - Io rimasi muto, frenando le lacrime; mio fratello invece pronunziò qualche parola, esprimendo l'augurio che la morte non la cogliesse in terra straniera, ma in patria, che sarebbe stata migliore fortuna. All'udirlo, col volto divenuto ansioso gli lanciò un'occhiata severa per quei suoi pensieri, poi, fissando lo sguardo su di me, esclamò:

Monica - "Vedi cosa dice",

Agostino - e subito dopo, rivolgendosi a entrambi:

Monica - "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore" (Conf. IX, 11.27).

Agostino – Espressa così come poteva a parole la sua volontà, tacque. Il male aggravandosi la fece soffrire… Al nono giorno della sua malattia, nel cinquantaseiesimo della sua vita, trentatreesimo della mia vita, quell’anima credente e pia fu liberata dal corpo. Le chiudevo gli occhi e una tristezza immensa si addensava nel mio cuore e si trasformava in un fiotto di lacrime. Ma contemporaneamente i miei occhi sotto il violento imperio dello spirito ne riassorbivano il fonte sino a disseccarlo…

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PREGHIERA A SANTA MONICA

Santa Monica, prega per noi,

affinché possiamo avere la stessa fede incrollabile

e lo stesso amore per Dio che hai avuto tu.

Aiutaci a perseverare nelle sfide della vita

e ad avere fiducia nel piano di Dio per noi.

Possa il tuo esempio ispirarci

ad essere servitori fedeli e devoti di Dio,

e possiamo un giorno unirci a te

nel regno celeste. Amen.

SANT’AGOSTINO

 

Aurelio Agostino nacque nel 354 a Tagaste, una piccola città dell’attuale Algeria, l’odierna Souk Ahras.

 Monica, la madre, era cristiana; il padre, Patrizio, era invece pagano e solo alla fine della vita aderì alla fede cattolica.

Agostino muore nella sua Tagaste circondata dai Vandali il 28 agosto del 430, dopo 40 anni di intensissimo e fecondo servizio episcopale, all’età di 76 anni.

 

Le sue intuizioni filosofiche, letterarie e teologiche ne fanno un genio del cristianesimo e dell'umanità intera. Le sue aspirazioni e la sua esperienza spirituale, trasmesse soprattutto con la sua "Regola", hanno segnato e continuano a segnare il cammino ad una schiera innumerevole di uomini e donne, affascinati dalla sua figura e trascinati dal suo esempio


La luce penetrò il nostro cuore!

Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa sì che non cessi di cercarti per stanchezza, ma cerchi sempre la tua faccia con ardore

 

Sant'Agostino

 

 

 

Andate in tutto il mondo!

 

 

“Chi fa esperienza di una gioia profonda non è capace di contenerla in sé; anzi, desidera parteciparla ad un numero sempre maggiore di persone, perché è nella condivisione che se ne apprezza la ricchezza. Questo atteggiamento è ancor più vero quando nel nostro cuore conserviamo la buona novella di Cristo. Chi ha conosciuto Cristo, non può trattenere per sé questo dono: egli ne diviene martire, cioè testimone in parole ed opere. Ogni indugio è rimosso: in qualunque spazio e tempo ci troviamo e dinanzi ad una qualsiasi richiesta, siamo chiamati a rendere ragione della fede che è in noi, perché non avvenga che rinnegando Cristo incorriamo nella sventura di essere rinnegati da Lui nel giudizio finale.”

 

Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm. 260/E, 2)

 

 

 

Testimoni della risurrezion

 

 

“Anche voi, dunque, dite: Non possiamo non parlare di ciò che abbiamo udito; non possiamo non evangelizzare Cristo Signore. Ciascuno lo annunzi dovunque gli è possibile, e così è martire. Capita però, a volte, a certi che non debbano subire persecuzioni ma solo una qualche derisione: eppure si spaventano. Un tale, ad esempio, si trova a pranzo in mezzo a pagani, ed eccolo arrossire perché lo chiamano cristiano. Se ha timore d'un commensale, come potrà tenere incalcolate le minacce d'un persecutore? Suvvia dunque! Parlate di Cristo dovunque potete, con chiunque potete, in tutte le maniere che potete. Quello che si esige da voi è la fede, non l'abilità nel parlare. Parli la fede che vi nasce dal cuore, e sarà Cristo a parlare. Se infatti è in voi la fede, abita in voi Cristo. Avete udito il Salmo: Ho creduto e perciò ho anche parlato (Ps 115, 10). Non poteva aver fede e, insieme, restarsene muto. Chi non dona è ingrato verso colui che l'ha colmato di doni. Ciascuno pertanto deve comunicare le cose di cui è stato riempito. Da lui deve scaturire una fonte che sempre versa e mai si dissecca. Scaturirà in lui una fonte d'acqua che zampilla per la vita eterna (Io 4, 14)..Dio volle avere come suoi testimoni gli uomini, affinché a loro volta gli uomini abbiamo come loro testimone Dio stesso. “(In Io Ep. 1, 2)

 

 

 

 

 

 

 

Toccare Cristo con il cuore: questa è fede sincera!

 

 

"Credetelo così e l’avrete toccato, toccatelo in modo da aderire a Lui; aderite in modo da mai separarvene"

 (Sermo 229/L, 2)

 

E adesso, fratelli miei, Gesù è in cielo. Quando era con i suoi discepoli nella sua carne visibile, nella sua sostanza corporale toccabile, fu visto e fu toccato: ma ora che siede alla destra del Padre, chi di noi lo può toccare? E tuttavia guai a noi se con la fede non lo tocchiamo! Tutti lo tocchiamo, se crediamo. Certo, egli è in cielo, certo è lontano, certo non si può immaginare per quali infiniti spazi disti da noi. Ma se credi, lo tocchi. Che dico, lo tocchi? Proprio perché credi, presso di te hai colui nel quale credi. Ma allora, se credere è toccare, anzi se toccare è credere, come si spiega: Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre mio (Io 20, 17)? Che vuol dire? Perché vai cercando la mia carne se ancora non comprendi la mia divinità? Volete sapere come questa donna lo voleva toccare? Essa stava cercando un morto, non credeva che egli sarebbe risorto. Hanno portato via il mio Signore dal sepolcro (Io 20, 2); e lo piange come uomo. Oh! Toccarlo! Ed egli, vedendola tutta preoccupata nei riguardi della sua condizione di servo e che ancora non sapeva né gustare, né credere, né comprendere quella condizione di Dio per la quale è uguale al Padre, differisce il toccare, perché sia un toccare più completo. Non mi toccare, dice, perché non sono ancora salito al Padre mio. Tu mi tocchi prima che io risalga al Padre e mi credi solo uomo: che ti giova quel che credi? Fammi dunque risalire al Padre. Lassù da dove mai mi sono allontanato, è per te che io salgo, se mi crederai uguale al Padre. Difatti il Signore nostro Gesù Cristo non è disceso dal Padre lasciando il Padre; e anche nel risalire via da noi non si è allontanato da noi. Infatti quando stava per risalire e sedere alla destra del Padre, disse in anticipo ai suoi discepoli: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo (Mt 28, 20)

Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm. 229/K, 1-2)

 

Ora noi non abbiamo nessuna possibilità di toccare qualche parte del corpo di Cristo, ma abbiamo la possibilità di leggere quello che di Lui si dice. Tutto nelle Scritture parla di Cristo; purché ci siano orecchie ad ascoltare. (In Io. Ep. tr. 2, 1)

 

 

 

La conversione fa germogliare uomini nuovi!

 

 

Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm 236, 2-3)

 

“Imparate ad accogliere gli ospiti, nella cui persona si riconosce Cristo. O che non sapete ancora che, tutte le volte che accogliete un cristiano, accogliete Cristo? Non lo dice forse lui stesso: Ero forestiero e mi avete accolto? E se gli replicheranno: Ma quando, Signore, ti abbiamo visto forestiero, risponderà: Tutte le volte che l'avete fatto a uno dei miei fratelli, fosse anche il più piccolo, l'avete fatto a me (Mt 25, 35. 38. 40). Quando dunque un cristiano accoglie un altro cristiano, è un membro che si pone al servizio di un altro membro, e con questo reca gioia al capo, che ritiene dato a sé ciò che si elargisce a un suo membro. Ebbene, finché siamo quaggiù, si dia il cibo a Cristo che ha fame, si dia da bere a lui assetato, lo si vesta quando è nudo, lo si ospiti quand'è pellegrino, lo si visiti quando è malato. Queste cose comporta l'asperità del cammino. Così dobbiamo vivere nel presente pellegrinaggio durante il quale Cristo è nel bisogno: ha bisogno nei suoi, pur essendo pieno di tutto in sé. Ma colui che nei suoi è bisognoso, mentre in sé abbonda di tutto, convocherà attorno a sé tutti i bisognosi. E vicino a lui non ci sarà più né fame né sete, né nudità né malattia, né migrazioni né stenti né dolore. So che tutti questi bisogni lassù non ci saranno, ma non so cosa ci sarà. Che tutte queste cose non ci saranno l'ho potuto apprendere; quanto invece a quel che troveremo lassù, non c'è stato occhio che l'abbia visto né orecchio che l'abbia udito né cuore d'uomo in cui sia penetrato (1 Cor 2, 9). Lo possiamo amare, lo possiamo desiderare; durante il presente esilio possiamo sospirare il possesso di un tanto bene; ma non possiamo raggiungere col pensiero né spiegare adeguatamente a parole quel che esso sia, o, per lo meno, io non ne sono capace. Cercatevi pure, o fratelli, qualcuno che abbia tale capacità, e, se vi riuscirà di trovarlo, trascinate da lui anche me insieme con voi perché divenga suo discepolo. Quanto a me, so una cosa sola, che cioè Dio - come dice l'Apostolo - ha la potenza di compiere opere che superano la nostra facoltà di chiedere e di comprendere (Eph 3, 20). Egli ci condurrà là dove si realizzeranno le parole scritturali: Beati coloro che abitano nella tua casa! Ti loderanno nei secoli dei secoli (Ps 83, 5). Tutta la nostra occupazione sarà la lode di Dio. E cosa loderemo se non ciò che ameremo? E null'altro ameremo se non ciò che vedremo. Vedremo la verità, e questa verità sarà Dio stesso, di cui canteremo la lode. Lassù troveremo ciò di cui oggi abbiamo cantato: troveremo l'Amen, cioè Quel che è vero, e l'Alleluia, cioè: Lodate il Signore.”

 

 

 

 

 

 

O Signore, va’ in aiuto a quei discepoli! Spezza loro il pane perché ti riconoscano. Se tu non li riconduci sono perduti. (Sermo 236/A, 3)

 

 

 


Perle di saggezza!

 

 

 

Sant'Agostino

 

 

Pondus meum amor meus, eo feror quocumque feror.

 

Il mio peso è il mio amore; esso mi porta dovunque mi porto. (Confess. 13, 9, 10)

 

 

 

Quis autem veraciter laudat, nisi qui sinceriter amat?

Chi mai loda veramente, se non chi ama sinceramente? (Ep. 140, 18, 45)

 

 

Pedes tui, caritas tua est.

I tuoi piedi sono il tuo amore. (En. in ps. 33, d. 2, 10)

 

 

 

 

 

Dic animae meae: salus tua ego sum. Sic dic, ut audiam. Ecce aures cordis mei ante te, Domine; aperi eas et dic animae meae: salus tua ego sum.

Dì all'anima mia: Io sono la tua salvezza (Ps 34, 3). Dillo, che io l'oda. Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, o Signore. Aprile, e dì all'anima mia: Io sono la tua salvezza. (Confess. 1, 5, 5)

 

 

Doce ergo me suavitatem inspirando caritatem ... Doce me disciplinam donando patientiam, doce me scientiam illuminando intelligentiam.

Insegnami la dolcezza ispirandomi la carità, insegnami la disciplina dandomi la pazienza e insegnami la scienza illuminandomi la mente. (En. in ps. 118, 17, 4)

 

 

 

Amor, qui semper ardes et numquam extingueris, caritas, Deus meus, accende me!

O amore, che sempre ardi senza mai estinguerti, carità, Dio mio, infiammami! (Confess. 10, 29, 40)

 

Da quod amo: amo enim. Et hoc tu dedisti. Ne dona tua deseras, nec herbam tuam spernas sitientem.

Dammi ciò che amo. Perché io amo, e tu mi hai dato di amare. Non abbandonare i tuoi doni, non trascurare la tua erba assetata. (Confess. 11, 2, 3)

 

 

Ama et propinquabit; ama et habitabit.

Ama ed egli si avvicinerà, ama ed egli abiterà in te. (Serm. 21, 2)

 

Da mihi amantem et sentit quod dico.

Dammi un innamorato e capirà quello che dico. (De cons. Evang. 26, 4)

 

 

 

Ogni amore o ascende o discende; dipende dal desiderio: se è buono ci innalziamo a Dio, se è cattivo precipitiamo nell'abisso... (En. in ps. 122, 1)

 

Ibi vacabimus et videbimus, videbimus et amabimus, amabimus et laudabimus.

(Nella città celeste) Là riposeremo e vedremo, vedremo e ameremo, ameremo e loderemo. (De civ. Dei 22, 30. 5)

 

Domine Deus, pacem da nobis - omnia enim praestitisti nobis - pacem quietis, pacem sabbati, pacem sine vespera.

Signore Dio, poiché tutto è tuo, donaci la pace, la pace del riposo, la pace del sabato, la pace senza tramonto. (Confess. 13, 35, 50)

 

I

In concordia Christi omnes una anima sumus.

Nell'unione dell'amore di Cristo siamo tutti una sola anima. (En. in ps. 62, 5)

 

Non est extra nos: in ipsius membris sumus, sub uno capite regimur, uno spiritu omnes vivimus, unam patriam omnes desideramus.

Non è fuori di noi. Siamo nelle sue membra, siamo retti tutti sotto un solo capo, viviamo di un solo spirito tutti e desideriamo tutti una sola patria. (En. in ps. 64, 7)

 

Nonne vides quia perdidisti quod non dedisti?

Non ti accorgi che hai perso quello che non hai donato? (En. in ps. 36, 3, 8)

 

Non stat ergo aetas nostra: ubique fatigatio est, ubique lassitudo, ubique corruptio.

La nostra vita, nelle sue varie età, non s'arresta; e dovunque c'è fatica, dovunque stanchezza, dovunque deterioramento. (En. in ps. 62, 6)

 

In isto deserto, quam multipliciter laborat, tam multipliciter sitit; quam multipliciter fatigatur, tam multipliciter sitit illam infatigabilem incorruptionem.

In questo deserto, siccome in molti modi si soffre, così in molti modi si ha sete. In molti modi ci si stanca, e in molti modi si ha sete di quella incorruttibilità che non conosce stanchezza. (En. in ps. 62, 6)

 

Et diligendo fit et ipse membrum, et fit per dilectionem in compage corporis Christi, et erit unus Christus amans se ipsum.

E amando, anch'egli diventa un membro e per mezzo dell'amore viene ad appartenere all'unità del Corpo di Cristo; e sarà un solo Cristo che ama se stesso. (In Io. Ep. tr. 10, 3)

 

 

Ipsum verum non videbis nisi in philosophiam totus intraveris.

Non potrai vedere la verità se non ti immergerai completamente nella filosofia. (Contra Acad. 2, 3, 8)

 

Hoc esse philosophari, amare Deum cuius natura sit incorporalis.

Esercitare la filosofia è amare Dio la cui natura è incorporea. (De civ. Dei 8, 8)

 

Causa contitutae universitatis, et lux percipiendae veritatis et fons bibendae felicitatis.

La sorgente della costituzione del tutto, la luce della verità che siamo chiamati a raggiungere e la fonte della felicità che siamo chiamati a bere. (De civ. Dei 8, 10, 2)